Non c’è pace per i dipendenti Sanitaservice di Brindisi. Il servizio che forniscono nel settore delle pulizie è in odore di affidamento a privati. Esternalizzazione, l’ipotesi che nel tempo si è cercato di scongiurare. Se da un lato, infatti, la Regione ha recentemente approvato nuove linee guida che avviano un processo di affidamento di tutti i servizi alle società in house come la Sanitaservice, dall’altro una sentenza del Consiglio di Stato viaggia in direzione opposta stabilendo che 280 lavoratori verranno esternalizzati, privati dunque della possibilità di essere stabilizzati dopo anni di attesa nella speranza di un futuro migliore, sotto il profillo occupazionale, per sé e per le proprie famiglie.
Nelle linee giuda della Regione è contemplato anche il servizio di pulizie e sanificazione, ma la ASL/BR, comunque orientata all’affidamento esterno del servizio, nel frattempo, dovendo fare i conti con la carenza di personale, ha pensato bene di assumere a tempo determinato prorogando il tempo di impiego fino al 31 dicembre prossimo. E’ evidente quanto inevitabile la mortificazione di tutti quei dipendenti che da anni garantiscono l’espletamento di questo tipo di servizi.
Nel tempo non sono mancate le sollecitazioni, i tentativi di sensibilizzare i soggetti competenti. Ma mai alcuna risposta che contemplasse una soluzione seria del problema, solo proclami ed ora neanche più quello. Come se si giocasse a nascondino o a scaricabarile. Il presidente della Regione nonché assessore alla sanità, Michele Emiliano, resta in silenzio. Un silenzio assordante per i lavoratori di Sanitaservice che continuano a chiedersi perché in tutte le province pugliesi questo servizio sia affidato alle Sanitaservice mentre in provincia di Brindisi si debba tornare al privato? Perché Brindisi deve essere in controtendenza rispetto ad altre realtà regionali simili? Perché gli altri internalizzano e qui si privatizza? E lo si fa peraltro in barba alle linee guida approvate dalla Regione in materia. Sono dubbi legittimi da parte di chi continua a vedere precarietà nel proprio futuro, timori fondati per 280 lavoratori ed altrettante famiglie che oggi chiedono pari trattamento rispetto ai colleghi pugliesi, che chiedono pari dignità e certezza occupazionale dopo anni di travaglio.
Vittorio Zizza