La crisi che si sta abbattendo nel territorio messapico raggiunge livelli da grido di allarme che sembra non vengano raccolti da alcun soggetto deputato a decidere e nel frattempo le industrie metal meccaniche brindisine chiudono i battenti lasciando a casa quei pochi dipendenti rimasti.
Qualche anno fa toccò alla Leucci Costruzioni, dell’allora presidente di Confindustria Brindisi Pino Marinò, che annoverava 150 dipendenti, poi la Tecnomessapia che raggiunse oltre 400 dipendenti, poi la Processi Speciali seguita dalla GSE Industria Aeronautica, tutte fallite e nei giorni scorsi la Leucci Grop srl ha consegnato le lettere di licenziamento a tutti i dipendenti e prima di lei la Revisud srl è stata dichiarata fallita con esercizio provvisorio per un debito di oltre 50 milioni di €uro di debiti.
Praticamente se a queste aggiungiamo le aziende che hanno ridimensionato il proprio organico pur rimanendo a fatica aperte si contano numeri di dipendenti del solo settore metalmeccanico da far accapponare la pelle.
Mentre Enel gioca a nascondino nei tavoli di discussione ed Eni annuncia un disastro a breve termine la provincia di Brindisi si candida a diventare una delle più povere d’Italia perdendo di fatto non solo la nomea di città a vocazione industriale, ma consegnando i suoi abitanti ad una desolante sconfitta morale ed una conclamata inconsistenza della capacità decisionale dove anche il sindacato deve interrogarsi se ha fatto tutto quello che necessitava per evitare di giungere a tutto ciò.
Al netto di alcuni proclami che riempiono le pagine dei giornali e di nefandezze sulla salubrità del tessuto economico, Brindisi ha perso migliaia di posti di lavoro che i nostri predecessori erano riusciti a conquistare grazie agli insediamenti voluti dallo Stato oltre 50 anni fa e che hanno contribuito a far vivere dignitosamente chi non si è voluto piegare alle associazioni criminose, l’industria a Brindisi è servita sia per dare lustro, ma soprattutto come riscatto sociale di tantissimi che hanno, ad un certo punto della loro vita, deciso di cambiare e gestire la propria famiglia onestamente.
Tra qualche settimana se non accade altro la lista delle aziende metal meccaniche che lasceranno dipendenti a casa si allungherà, ma sembra che a pochi interessi, tutto questo si sta ripercuotendo anche sul tessuto economico delle altre attività merceologiche, soprattutto del commercio e del turismo che non possono dire di star meglio in quanto anche loro risentono della diminuzione dei clienti dovuta alla sciagura industriale annunciata.
Quale sarà l’epilogo a quali conseguenze riserverà questa continua moria di posti di lavoro e questo grido d’allarme inascoltato da chi è deputato a decidere solo alcuni potranno saperlo, sta di fatto che si stanno buttando le basi per desertificare la provincia di Brindisi e contemporaneamente renderla attrattiva per chi conserva cattivi pensieri.