“Il tessuto produttivo, economico e sociale deve prendere coscienza che la Xylella fastidiosa non è da sottovalutare e bisogna fare di tutto per contenerla, in modo da non condannare la provincia di Brindisi allo stesso destino che, purtroppo, è drammaticamente già toccato a Lecce. Oggi la Puglia è divisa in tre are, una a nord che guarda con preoccupazione alla veloce evoluzione e chiede rassicurazioni, una a sud, considerata il cratere del dramma dove ormai non si contano le aziende annientate dal disseccamento degli ulivi, in mezzo c’è il fronte, ci siamo noi, che dobbiamo assicurare contenimento e prevenzione. In questo scenario, la lotta all’insetto vettore è il punto centrale per ottenere il rallentamento della progressione dell’avanzata della malattia verso nord. Le aziende avranno l’onere di fare la propria parte, con elevato aggravio dei costi, ma al contempo va imposta la pulizia delle aree demaniali e dei bordi di strade comunali, provinciali, statali e autostradali, richiamando alla responsabilità le amministrazioni pubbliche anche attraverso precisi accordi con l’ANCI”. E’ quanto ha dichiarato il presidente di Coldiretti Brindisi, Sergio Botrugno, nel corso dell’assemblea pubblica sul tema Xylella fastidiosa a Fasano. In sostanza, il tutto potrebbe tradursi – secondo Coldiretti Brindisi – nella applicazione di linee operative che una legge regionale potrebbe imporre, ma allineandosi alla normativa fitosanitaria nazionale, dando giusta applicazione allo strumento del Reddito di Dignità.
“E’ sempre più stringente la necessità di attivare senza indugio sui terreni ricadenti nelle aree demaniali – ha aggiunto il direttore di Coldiretti Brindisi, Aldo De Sario – sia che già risultino in concessione sia che versino in stato di abbandono, misure utili a garantire salvaguardia ambientale, conservazione del bene pubblico e fermare così la diffusione della malattia che trova nei terreni abbandonati un habitat favorevole. Per questo è stato ipotizzato di organizzare ’gruppi ausiliari’ di imprenditori agricoli che monitorino il territorio per tempo il territorio e segnalino le aree incolte e abbondonate, per dare attuazione alle buone pratiche agronomiche obbligatorie che vanno effettuate anche sui territori abbandonati/non coltivati. Nella consapevolezza della necessità di intervenire, con trattamenti e azioni di contenimento, si dovrebbe procedere con convenzioni tra imprenditori agricoli interessati e Pubbliche Amministrazioni, nel rispetto di quanto previsto dall’art. 15 del D.Lgs. n. 228/2001, per ‘attività funzionali alla sistemazione ed alla manutenzione del territorio, alla salvaguardia del paesaggio agra- rio e forestale, alla cura ed al mantenimento dell’assetto idrogeologico e di promuovere prestazioni a favore della tutela delle vocazioni produttive del territorio’”.