Possiamo riassumerla così: e adesso chiedete scusa al Sindaco Rossi.
Chiedano scusa i sindacati, non solo per la imbarazzante (per utilizzare un eufemismo) deriva politica delle loro dichiarazioni. Ma soprattutto per la totale assenza di qualsivoglia azione a tutela della salute dei lavoratori del petrolchimico. Assistiamo attoniti, per la verità non da oggi, ad un mondo sindacale totalmente piegato ed asservito alle logiche del “padrone” che non tiene minimamente conto della cura e delle attenzioni verso i suoi lavoratori, ridotti evidentemente a meri numerini sulle tessere buone a testimoniare la fedeltà al padrone che tiene il guinzaglio.
Inaccettabili e irresponsabili sono dunque loro.
Certamente non il Sindaco Rossi che, contrariamente a loro, ha svolto con il rigore della legge e ineccepibile premura la sua funzione e le sue potestà, tra le quali quella di adottare in via cautelare “interventi finalizzati ad impedire la continuazione o l’evolversi di attività che presentano i caratteri di possibile pericolosità”.
Invece le sigle sindacali, dimentiche della funzione per le quali sono pagate dai loro tesserati, hanno solo prodotto una serie di valutazioni esecrabili che finiscono con un giochetto che qui a Brindisi abbiamo visto per tanti lunghi anni che risponde al nome, dal puzzo nauseabondo, di ricatto occupazionale.
Sindacati ridotti a ufficio stampa del padrone, incapaci storicamente di qualunque risultato a parte ritagliarsi posti al sole buoni per evitare di andare a lavorare.
Sindacati che mai abbiamo visto, in un tempo remoto, ma sempre presente, nei processi penali contro i dirigenti del petrolchimico per qualche decina (ma forse erano centinaia) di lavoratori morti da amianto o da cvm o da benzene, non solo in “costituzione come parte lesa”, ma neanche da spettatori con la faccia di un dirigente sindacale presente in udienza.
Chiedano scusa i rappresentanti del mondo produttivo, Confindustria e Cna, pronti subito a sfoderare le sciabole in difesa delle economie dei potenti e mai realmente del loro territorio.
Chieda scusa l’unico parlamentare della città, quello che protestava per la stazione che chiudeva e non ha mai chiuso, per l’aeroporto chiuso ma che riapre il 3 giugno come quasi tutti quelli del paese. Chieda scusa insomma l’onorevole che somiglia più al senatore di Caligola che al parlamentare del territorio.
Può anche non chiedere scusa l’unico consigliere regionale, ci dà sollievo sapere che è in scadenza di mandato e se non sarà il suo stesso partito a decretarne l’inadeguatezza sarà il voto dei brindisi ad attestarne l’inutilità.
Chiedano scusa i consiglieri comunali che frettolosamente si sono esposti, anche con eloquenti silenzi: quelli che taggano centinaia di persone per raccattare un like sui social compreso il proprio, quelli pavidi rimasti in silenzio ambientalisti solo in campagna elettorale, quelli che in consiglio dicono una cosa e sulla stampa ritrattano tutto pur definendosi sensibili alle questioni ambientali, quelli che hanno perso treni buoni per la vita e recalcitrano come asini senza carota anche su questi temi.
Chiedano scusa i giovani rampanti, ma vecchi di inutilità politica, candidati alla regione in cerca di pochi attimi di visibilità di warholiana memoria.
Quante occasioni utili per tacere, non solo sprecate ma buttate al vento da un esercito di inconsistenti.
Per quanto ci riguarda, con la forza della nostra storia, continueremo a sostenere con maggiore e rinnovato vigore le ragioni della tutela della salute che è anche la salute dei lavoratori e la difesa del loro posto di lavoro.
Non saranno gli strepiti ed i tentativi di intimorire di pochi a fermare l’azione di questo Sindaco, di questa amministrazione, nostra.
Quando i cittadini, fosse anche solo uno, subiscono, per la smania di profitto di pochi, i veleni e sono costretti a lamentare e soffrire giorni di aria irrespirabile, non possono esserci sconti per nessuno.
Qualcuno deve farsene una ragione: la cara vecchia abitudine al silenzio della politica è finita, spazzata via, cancellata.
Adesso, è il momento di sostenere, ancora più convintamente, le ragioni della nostra città e giocare con il Sindaco Rossi il secondo tempo di questa partita, sui tavoli romani del governo, dove Brindisi, in tanti anni di cialtronismo e complice silenzio, non è mai arrivata.
La storia è cambiata.
BRINDISI BENE COMUNE