Se la tensione era già alle stelle dopo il mancato accordo in regione per la risoluzione della vertenza dei lavoratori della Sir, le preoccupazioni sono aumentate ulteriormente nelle ultime ore dopo l’ultimo incontro, che non ha portato a soluzioni concrete.
La situazione a Brindisi è diventata insostenibile. La vertenza Sir, che si protrae ormai da oltre una settimana e si inserisce nel contesto più ampio della decarbonizzazione – che prevede la chiusura della centrale termoelettrica Federico II di Enel – dice a chiare lettere che questa crisi, il governo ha deciso di farla pagare al territorio.
La nostra preoccupazione per il rischio di tensioni sociali è altissima. Il governo, ancora silente, deve intervenire immediatamente. Le parti sociali hanno chiesto un Accordo di programma per affrontare la crisi, ma senza una risposta urgente, la situazione potrebbe degenerare. I costi della decarbonizzazione stanno ricadendo esclusivamente sui lavoratori e le loro famiglie, creando un clima di disperazione che sarà difficile da controllare anche per i sindacati, se non si agisce subito con misure concrete.
La CGIL di Brindisi denuncia con forza questa situazione. I lavoratori della Sir, come quelli dell’intero indotto e diretti di Enel, stanno pagando un prezzo altissimo. La chiusura della centrale e l’assenza di un piano concreto per attenuare l’impatto occupazionale sono inaccettabili. Il ritardo nell’azione e la mancanza di risorse stanno portando a una crisi che potrebbe travolgere l’intera economia locale.
Non possiamo permettere che la responsabilità della transizione energetica ricada solo sui più deboli. Chiediamo con determinazione che i grandi player come Enel ed Eni, presenti sul territorio, assumano la loro responsabilità sociale. Ma non solo. Anche le aziende dell’indotto devono fare la loro parte. La politica, a tutti i livelli, deve essere coinvolta attivamente nella risoluzione di questa crisi.
Invitiamo tutti i sindaci del territorio a far sentire la propria voce. Questa non è solo una questione dei lavoratori della Sir, ma di tutta la comunità. Occorrono interventi concreti e immediati. La chiusura della centrale di Cerano non può ricadere esclusivamente sulle spalle dei lavoratori. È un problema che riguarda tutti e richiede un’azione collettiva e coordinata.
La nostra battaglia per difendere il territorio e garantire un futuro ai lavoratori continuerà con determinazione. Chiediamo a tutti di unirsi a noi nella richiesta di azioni concrete e urgenti. Solo con uno sforzo comune possiamo evitare una crisi sociale di proporzioni catastrofiche e garantire un futuro migliore per tutti.
Non possiamo più permettere che i ritardi e la mancanza di preparazione determinino la sorte dei lavoratori e delle loro famiglie. La CGIL chiede con forza che vengano messi in campo progetti concreti e risorse adeguate per evitare che la crisi occupazionale si trasformi in una calamità irreversibile. È il momento di prendere decisioni decisive e di assicurarsi che la comunità di Brindisi non venga lasciata sola in questo momento critico.
La situazione a Cerano è solo la punta dell’iceberg. Se non si adottano misure decisive, assisteremo a un effetto domino della crisi che colpirà duramente ogni settore collegato all’industria energetica e oltre. La CGIL è pronta a continuare la lotta, ma è fondamentale che tutti si uniscano a noi nella richiesta di azioni concrete e urgenti.
Non possiamo più aspettare. È necessaria una risposta concreta e immediata per evitare una catastrofe sociale. Le istituzioni devono intervenire ora, con proposte reali e risorse adeguate, per evitare che la crisi occupazionale diventi un disastro irreparabile.
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Antonio Macchia
Segretario Generale
Cgil Brindisi