Vertenza Eni Versalis, Cgil Brindisi: «Solo se si rispettano alcune condizioni firmeremo l’accordo»

Incontro al MIMIT: confermate chiusura del cracking e nuove strategie industriali

«Solo se si rispettano alcune condizioni firmeremo l’accordo». La posizione della Cgil di Brindisi è questa, dopo l’incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) sulla vertenza ENI Versalis.

All’incontro hanno partecipato oltre 60 persone in presenza nel parlamentino del MIMIT e oltre 60 in collegamento da remoto, a dimostrazione della rilevanza nazionale della questione. Erano presenti il Ministro Adolfo Urso e i dirigenti di ENI, tra cui l’ingegner Ricci.

Durante l’incontro, il Ministro Urso ha esposto la posizione del governo sulla chimica italiana, la transizione energetica e il libro bianco. Ha inoltre annunciato incontri imminenti con altri ministri europei per affrontare questi temi a livello internazionale.

L’ingegner Ricci ha illustrato la strategia aziendale, confermando l’abbandono della chimica di base e la riconversione industriale con investimenti superiori ai 2 miliardi di euro nei prossimi cinque anni. Di questi, 700 milioni saranno destinati al petrolchimico di Brindisi a partire dal primo trimestre del 2026.

L’azienda ha ribadito la chiusura del cracking di Brindisi al 31 marzo 2025. Seguirà una fase di conservazione degli impianti, con attività che potrebbero durare oltre 15 mesi. È stata inoltre presentata la nuova compagine societaria che gestirà la produzione di batterie di accumulo e riciclo. La nuova società, denominata Eni Storage System Brindisi, sarà partecipata al 51% da ENI e al 49% da Seri Industrial, e prevede di avviare la produzione entro dicembre 2028.

Durante il confronto, la CGIL nazionale e la Filctem, insieme alle categorie dell’indotto Fiom, Filt, Fillea, Filcams e Flai, hanno ribadito la loro contrarietà alla chiusura del cracking. Anche la Regione Puglia, per voce del presidente SEPAC, ha chiesto di posticipare la chiusura almeno fino a fine 2025 per garantire una transizione più adeguata. Il 6 febbraio scorso, il presidente del Comitato SEPAC aveva già proposto questa ipotesi, poi confermata dal presidente Emiliano il 25 febbraio in Prefettura.

La vertenza non riguarda solo i lavoratori della chimica: coinvolge 36 aziende e oltre 1.400 lavoratori, tra cui 400 diretti, 550 dell’indotto e il resto appartenenti alla filiera chimica.

La posizione della CGIL di Brindisi

  1. Il cracking di Brindisi è il più performante d’Italia e meriterebbe di essere mantenuto il più a lungo possibile.
  2. Non ci sono vincoli immediati legati alla decarbonizzazione. Sebbene il progetto di ENI riduca le emissioni di CO2 del 40%, non si considera l’impatto delle importazioni di materie prime prodotte all’estero e il conseguente aumento di emissioni legate al traffico navale.
  3. La gigafactory di batterie avrà gli stessi problemi di costo dell’energia che hanno portato all’abbandono della chimica di base. Questo rappresenta una contraddizione strategica.
  4. La politica dei due tempi poteva essere evitata: avviare la nuova progettualità mantenendo ancora attivo il cracking avrebbe garantito una transizione più sostenibile.
  5. Si dovrebbe applicare un accordo di programma anche per il petrolchimico, come avvenuto per la centrale di Cerano.
  6. Tutti i lavoratori, diretti, dell’indotto e della filiera, devono avere le stesse garanzie occupazionali, economiche e normative attraverso la clausola sociale.
  7. Il MIMIT deve avere un ruolo attivo di accompagnamento, monitoraggio e sostegno con risorse certe, sia per l’accordo di programma sia per l’utilizzo di ammortizzatori sociali straordinari in collaborazione con la Regione Puglia.

La CGIL di Brindisi, in linea con gli altri livelli dell’organizzazione, valuterà la possibilità di sottoscrivere il protocollo solo se saranno garantite tutte queste condizioni. L’impegno assunto con i lavoratori e con la comunità brindisina resta la priorità assoluta.

Massimo Di Cesare
Segretario generale
CGIL Brindisi

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