UIL, LETTERA APERTA DI LICCHELLO AL GOVERNO

La UIL di Brindisi si associa ai tanti appelli che tutte le Istituzioni: Governo centrale, Regione Puglia,  provincia e Comune di Brindisi stanno facendo in queste ultime settimane. Ci rivolgiamo direttamente ai massimi rappresentanti politici del nuovo governo che in questi giorni sono presenti a Brindisi per richiamare la loro attenzione, non solo a parole, sulla situazione veramente drammatica e sulle difficoltà che vive da tempo la comunità brindisina, del comune capoluogo e di tutto il territorio provinciale, colpevolmente abbandonata a sé stessa proprio da coloro che oggi ne reclamano la centralità e l’attenzione.

La UIL di Brindisi denuncia il lungo letargo istituzionale che ha accompagnato l’inarrestabile, fino a questo momento, declino economico di Brindisi. Per questo ci rivolgiamo ai massimi dirigenti del governo appena eletto e, specificatamente ai ministri Salvini e Di Maio. Richiamiamo e sollecitiamo la loro attenzione sulle vertenze aperte da anni che coinvolgono aziende strategiche per il nostro territorio, con migliaia di lavoratori che vivono sulla loro pelle la preoccupante situazione in cui si trovano, le difficoltà giornaliere che devono affrontare, in assenza di risposte concrete.

La UIL, il Sindacato non è rimasto con le mani in mano. Siamo sempre stati convinti che i problemi devono essere affrontati per tempo e con la giusta determinazione. Lo stato di crisi della provincia di Brindisi, dichiarato e riconosciuto da tutti da qualche anno, è stato accompagnato da un dettagliato documento in cui si indicano chiaramente le possibili soluzioni. Ma, nonostante gli impegni, al momento non è stata dato nessun riscontro. Gli ultimi incontri avuti con i rappresentanti istituzionali non hanno prodotto nulla di concreto. Non sappiamo se i nuovi governanti ne sono a conoscenza. Se così è, chiediamo un urgente incontro per farglielo conoscere. È loro dovere ascoltarci! Brindisi ha una storia industriale, commerciale e turistica di primo livello che deve essere difesa e rilanciata.

L’altra risposta da dare, soprattutto ai giovani, deve essere chiara e convincente. Per quanto riguarda la riforma previdenziale, si parla di introdurre quota 100 per consentire ai lavoratori di andare in pensione, liberando posti di lavoro. Ma questo non è sufficiente, perché qualcuno ci deve spiegare come faranno ad andare in pensione a 60 anni con 40 di contributi se la quasi totalità di essi vivono, loro malgrado, a spese della famiglia fino a tarda età.

Il Segretario generale

Antonio Licchello

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