TURISMO E CULTURA – IL CORAGGIO DI AVER SPAZZATO VIA TANTO VECCHIUME

(Mimmo Consales) – E’ noto a tutti, ma vale la pena ripeterlo. Ancor prima di diventare sindaco di Brindisi, ho vissuto una bella esperienza di comunicatore per chi mi aveva preceduto: l’on. Domenico Mennitti. Grande politico e uomo di accattivante cultura, Mimmo ha avuto il merito di credere nella possibilità di rinascita della nostra città, anche dal punto di vista culturale. E’ legata al suo mandato l’inaugurazione di Palazzo Nervegna ed anche la scelta di utilizzarlo come sede istituzionale del Comune, così come l’inaugurazione “reale” del Nuovo Teatro Verdi. Sono stati anni durante i quali a Brindisi si sono succeduti grandi eventi culturali ed artistici e il riverbero positivo sulla città è stato evidente. Con queste premesse, raccogliere la sua eredità non è stato semplice. Appena proclamato sindaco, pertanto, ho deciso di non cancellare una virgola di quanto di buono fatto da Mennitti in campo culturale. Ho confermato Palazzo Nervegna come sede di rappresentanza del Comune e ho scelto di mantenere l’impegno del Teatro, con una sola variante: aprirlo alla città molto più di quanto era stato fatto fino a quel momento. Quel contenitore, insomma, non poteva continuare ad essere un posto elitario riservato a poche centinaia di “eletti”. Ed in effetti, nel 2013 riuscimmo a raddoppiare il numero di giornate di utilizzo del Teatro e negli anni successivi è andata ancora meglio. Il tutto, in aggiunta ad un considerevole risparmio in termini economici e ad una guida prestigiosa dal punto di vista artistico (Carmelo Grassi). Sempre in tema di valorizzazione dell’esistente, decisi di aprire al pubblico la Palazzina Belvedere, con i reperti della collezione Faldetta. Anche in questo caso, con un evidente contenimento dei costi rispetto a prima (quando la collezione addirittura non era fruibile). E proprio con l’Associazione Le Colonne realizzammo importanti iniziative per la fruizione dei nostri beni storici, tra cui “Adotta un monumento” (a costo zero e con il coinvolgimento delle scuole della città). Sempre in quegli anni, abbiamo fatto consegnare alla città il Monumento al Marinaio d’Italia (prima era gestito dai militari) ed abbiamo creato i presupposti per ottenere un cospicuo finanziamento per il Castello Alfonsino (lavori attualmente in corso). Certo, sono stato anche chiamato ad attuare scelte che hanno scontentato qualcuno. Mi riferisco, ad esempio, alla Casa del Turista. Ristrutturata con fondi pubblici per divenire un posto di accoglienza proprio per turisti, al mio arrivo trovai dei locali occupati da una mostra del giocattolo (ma che c’entrava con il porto e con la vocazione marinara della città?). Fu un’impresa anche poterla vedere, visto che la porta era sempre rigorosamente chiusa. Trovai tanta polvere e poche descrizioni. Insomma, quella pseudo-collezione lì non aveva senso e decisi di far liberare quei locali per destinarli ad altre attività. Altre stanze, invece, erano occupate da cataste di cataloghi mai distribuiti e lautamente pagati ad associazioni con fondi pubblici. Il tutto, frutto di una stagione di sprechi e di convegnistica per pochi addetti ai lavori. E c’erano anche dei locali di un’associazione vicina ad un ex consigliere comunale, occupati non si sa bene a che titolo. Tutti fuori e struttura destinata ad un info-point, ad altre attività molto più attinenti con il turismo ed anche al comitato promotore di un grande evento marinaro come la regata velica internazionale Brindisi-Corfù.

Questa fase di cambiamento, questa rottura con un passato di consorterie familiari e di rendite di posizione di un associazionismo assolutamente incapace di rappresentare la svolta in campo culturale (con chiare sponde nella macchina comunale, tramutatesi in ostacoli burocratici inaccettabili), in una intervista pubblicata su Brindisi report Doretto Marinazzo la definisce un “corto circuito”. Come se fino al mio arrivo la macchina dell’accoglienza e le politiche di sviluppo turistico avessero brillato ed invece successivamente si fosse bloccato il cammino di crescita.

Marinazzo ammette candidamente che le associazioni avevano delle proprie collezioni (quali, oltre a quella del giocattolo?), ma in cambio chiedevano di avere dei locali all’interno della Casa del Turista. In sostanza, invece di essere utilizzate per attività attinenti al turismo ed alla portualità, le stanze dovevano essere destinate a Legambiente e ad altre associazioni. Un modo vecchio, stantio, di concepire la fruizione del bene pubblico. Come se per poter operare, nel 2018, fosse ancora necessario un luogo fisico prestabilito. Marinazzo cita anche Puglia Promozione, quasi a voler rafforzare l’idea di una collaborazione non utilizzata dal dopo Mennitti in poi. La realtà è che Puglia Promozione è un carrozzone regionale dove regna inconcludenza e scarsa conoscenza delle reali necessità di sviluppo turistico dei singoli territori pugliesi. Un “postificio” destinato a decine di consulenti esterni, scelti non si sa bene come (rigorosamente non brindisini).

Marinazzo mi accusa velatamente di non aver voluto approvare una delibera (redatta da suo fratello, all’epoca responsabile dei beni monumentali del Comune) che portava la mia firma (come detentore della delega alla cultura) ma di cui ero totalmente all’oscuro. Una proposta per far nascere un “museo diffuso”, senza un reale studio di fattibilità, senza averne discusso con la città e soprattutto senza aver individuato le risorse necessarie. L’unica cosa certa è che responsabile del museo diffuso sarebbe stato proprio l’architetto Marinazzo. Quella delibera non andò mai in Giunta, anche se, dopo le mie dimissioni, Marinazzo pensò bene di farsela approvare dal commissario prefettizio Cesare Castelli. Un colpo di mano che fu poi reso inefficace dalla successiva amministrazione comunale a guida Carluccio.

Su un aspetto Doretto Marinazzo ha ragione: ogni anno si arriva con l’acqua alla gola nel mettere in piedi un sistema efficace di accoglienza. Ecco perché bisogna dare atto al commissario prefettizio Giuffré di aver preso il coraggio a due mani e di aver messo in piedi una organizzazione che in pochi giorni ha colmato molte lacune “storiche”. Finalmente abbiamo guide “capaci” di illustrare i monumenti di pertinenza comunale; finalmente c’è una segnaletica adeguata e soprattutto c’è qualcuno che si occupa di questo settore in maniera professionale.

Chi si lamenta? I tanti “professori” della materia, incapaci di andare oltre qualche conversazione in pubblico. Mennitti ha mosso i primi passi importanti, io e la Carluccio ne abbiamo fatti altri. Adesso ci prova con successo il commissario prefettizio e tra pochi mesi ci sarà un altro sindaco ad occuparsene. L’importante è che si lasci spazio ai professionisti dell’accoglienza (meglio se giovani), chiedendo cortesemente a tanti pseudo-esperti di fare un ragionevole passo indietro. La stagione dei convegni “tanto per dire”, dei depliant stampati e abbandonati in qualche deposito polveroso è davvero finita. Grazie a Dio.

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