Ecco la nota:
Il Dott. Maurizio Portaluri ha posto in rete le esperienze vissute da
– GIORGIA, nata a Brindisi il 25/10/1985
– ANNUNZIATA, nata a Brindisi il 10.01.1983
– PATRIZIA, nata a Brindisi il 19.03.1966, coniuge di ANTONIO nato a Brindisi il 19.01.1962 e deceduto a Brindisi il 10.09.2010;
-VINCENZO, nato a Brindisi il 07.06.1961 ed ivi domiciliato alla Via Basento n. 19, in proprio e quale genitore di IDA nata a Brindisi il 31.03.1986 e deceduta a Genova il 18.05.2011;
– FRANCESCO, nato a Brindisi il 05.05.1945 e residente in Tuturano (BR) alla Via stazione n. 149, in proprio e quale genitore esercente la tutela del Sig. ANTONIO nato a Lecce il 28/08/1973;
– GIOVANNI, nato a Brindisi il 12/10/1970 ed ivi residente alla Via Marco Pacuvio n.5/B;
affetti da cancro dell’apparato linfoematopoietico.
In particolare
- a) GIOVANNI, avvocato, nato a Brindisi il 12/12/1970 ha esibito un esame istologico di linfonodo laterocervicale sinistro eseguito presso la ASL Brindisi Servizio Anatomia – Istologia Patologica dell’ospedale Perrino (n. 12/08344 del15/5/2012) dal quale risulta che egli è affetto da “LINFOMA DI HODGKIN CLASSICO VARIANTE SCLEROSI NODULARE“.
- b) ANTONIO nato a Brindisi il 19.1.1962 , deceduto in Brindisi il 15.9.2010, dalla quale risulta che questi era affetto da “LINFOMA NON HODGKIN B DIFFUSO A GRANDI CELLULE PRIMITIVO DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE” (Esame Istologico ASL Brindisi, Servizio di Anatomia e istologia Patologica Ospedale Perrino n. 09/11352 del 7/7/2008).
- c) IDA nata a Brindisi il 31/3/1986 deceduta a Genova il 18/5/2011, era affetta da “LEUCEMIA MIELOIDE ACUTA M5A“.
- d) ANNUNZIATA nata a Brindisi il 10/1/1983 ha esibito documentazione sanitaria relativa alla sua malattia “MORBO DI HODGKIN” diagnosticato nel gennaio 2008 (relazione dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza UOC di Ematologia, 22/12/2010).
- e) GIORGIA nata a Brindisi il 25/10/1985 ha esibito documentazione sanitaria relativa alla sua malattia “LINFOMA DI HODGKIN” diagnosticato nell’ottobre 2009 (relazione dell’Istituto Europeo di Oncologiai n Milano, 14/10/2009).(All 14-17)
- f) ANTONIO, nato a Lecce 28/8/1973 e residente in Brindisi-Tuturano è affetto da “LINFOMA NON HODGKIN DI BASSO GRADO DI TIPO LINFOPLASMOCITOIDE” (relazione dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza Dip. Oncoematologico 14/10/2013).
La circostanza che gli ammalati avessero sempre vissuto in prossimità del SIN di Brindisi e che conoscenze ormai consolidate nella letteratura scientifica nazionale ed internazionale pongano l’esposizione cronica a Benzene, Idrocarburi Policiclici Aromatici ed Idrocarburi leggeri e pesanti, ed altre sostanze nocive tra le cause principali dell’insorgenza di tali patologie, hanno spinto gli esponenti a verificare la possibilità che le malattie da cui sono stati affetti, e che in due casi hanno condotto alla morte degli ammalati, siano conseguenza dell’esposizione cronica a tali inquinanti, presenti nel SIN di Brindisi in misura impressionante, ed ad individuare le eventuali responsabilità.
Lo studio effettuato a partire dal Novembre 2013 dei dati provenienti da varie campagne di caratterizzazione effettuate nell’aria industriale di Brindisi, della letteratura scientifica in materia, dei documenti pubblicati dalla giornalista Lucia Portolano sulla pratica di smaltimento illecito dei rifiuti tossici e nocivi, prodotti dalle lavorazioni industriali effettuate negli anni negli impianti del petrolchimico di Brindisi, hanno consentito di articolare una approfondita e documentata denuncia querela , depositata presso la Procura della Repubblica di Brindisi in data 12/06/2014
Gli esponenti nella denuncia hanno documentato che
MONTEDISON prima ed ENI poi, attraverso le società del gruppo che hanno avuto la materiale gestione, amministrazione ovvero detenzione degli impianti industriali insediati nell’area del Petrolchimico di Brindisi:
– hanno effettuato produzioni industriali di materie plastiche, omettendo di adottare le migliori tecnologie atte ad evitare emissioni nocive per l’ambiente e la salute delle persone;
– hanno smaltito illecitamente, con le modalità sopra illustrate, quantità ingentissime di rifiuti tossico-nocivi ;
– hanno immesso nell’aria, attraverso processi costanti di combustione non controllati, quantità altrettanto ingenti di gas nocivi.
Hanno documentato, altresì, che:
- la produzione industriale di materie plastiche, omettendo di adottare le migliori tecnologie atte ad evitare emissioni nocive per l’ambiente e la salute delle persone;
- lo smaltimento illecito di quantità ingentissime di rifiuti tossico-nocivi, residui delle lavorazioni industriali effettuate nel petrochimico;
- l’immissione nell’aria, attraverso processi costanti di combustione non controllati, di quantità ingenti di gas nocivi;
hanno provocato uno stato di gravissimo inquinamento e di vastissima contaminazione delle risorse naturali con le seguenti sostanze chimiche:
- Arsenico, rame, mercurio, cadmio, vanadio, zinco, nichel;
- Idrocarburi C<12 e C>12;
- BTEX (benzene, toluene e xilene);
- Idrocarburi Policiclici Aromatici;
- Composti organo-alogenati;
- PM10;
- il danno sanitario patito dagli esponenti ovvero dai prossimi congiunti deceduti degli stessi, tutti residenti in aree prossime al Petrolchimico di Brindisi, sia, con alto grado di probabilità, conseguenza diretta dell’esposizione cronica a Idrocarburi, BTEX, Idrocarburi Policiclici Aromatici, Composti organo-alogenati e P.M.10, di cui sono gravemente inquinate le risorse naturali (aria, suolo, sottosuolo ed acqua) di vastissima parte del territorio di Brindisi.
Oltre alle evidenti responsabilità dei due gruppi industriali ENI ed EDISON, è stata ipotizzata una responsabilità concorrente delle Pubbliche amministrazioni e degli enti locali che, pur essendo titolari di posizioni e prerogative di sicurezza e controllo a tutela dell’ambiente e della salute, non hanno evitato gli eventi denunciati.
Infatti è facilmente rilevabile che:
- sebbene già nel 1990 il territorio di Brindisi venisse dichiarato “Area ad elevato rischio di crisi ambientale” e nel 1998 venisse approvato il D.P.R. “Approvazione del piano di disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia di Brindisi”, non solo si sono tollerate le condotte inquinanti in precedenza denunciate, non solo alcun serio e sistematico intervento di risanamento è stato posto in essere, ma neppure sono state incrementate e migliorate le attività di vigilanza, controllo e monitoraggio a tutela dell’ambiente e della salute pubblica, tutt’altro, il monitoraggio ad esempio della qualità dell’aria è ancora effettuato con la rete inadeguata di centraline già di proprietà di ENEL;
- a distanza di 14 anni dalla perimetrazione del SIN di Brindisi, ancora non sono state completate le attività di caratterizzazione, che consentirebbero di avere una visione completa della qualità e quantità dell’inquinamento presente nel SIN di Brindisi e dello stato di contaminazione delle risorse naturali;
- a distanza di 7 anni dalla sottoscrizione dell’”Accordo di Programma per la messa in sicurezza e la bonifica delle aree ricomprese nel SIN di Brindisi”, l’esecuzione dello stesso langue;
- A distanza di circa 8 anni dalla pubblicazione dei risultati della caratterizzazione dell’area industriale di Brindisi e del primo stralcio della caratterizzazione dell’area agricola, e nonostante l’approvazione della L. R. 24 luglio 2012, n. 21, ancora non è stata redatta per Brindisi la prima valutazione del rischio sanitario.
- non sono stati mai adottati seri provvedimenti amministrativi inibitori e/o sanzionatori delle attività inquinanti, ad eccezione di quello impositivo del divieto di coltivazione nelle aree adiacenti l’asse attrezzato e la centrale Enel Federico II, poi annullata dal TAR per evidenti negligenze del procedimento amministrativo.
- manca una stabile tenuta di un registro tumori nella ASL di Brindisi, né e’ mai stata effettuata una indagine epidemiologica.
I denuncianti hanno chiesto alla Procura della Repubblica di verificare se nei fatti esposti si possano ravvedere gli estremi dei reati di cui agli artt.:
– 582, 583 e 585 C.P., in relazione alle lesioni personali gravissime patite da Giorgia, Annunziata, Antonio e Giovanni;
– 575 C.P., in relazione ai decessi dei Sigg.ri Ida e Antonio;
– 422 e 434 C.P., per aver concretamente messo in pericolo la pubblica incolumità attraverso l’emissione di sostanze inquinanti oltre i limiti di legge e lo smaltimento illecito di ingentissime quantità di rifiuti tossico-nocivi, causando il danneggiamento irreparabile dell’ecosistema brindisino nonché causando la malattia e/o la morte di un numero ancora imprecisato di persone;
in relazione ai profili di responsabilità penale attribuibili ai proprietari e/o gestori e/o amministratori e/o detentori degli impianti industriali presenti nell’area del Petrolchimico di Brindisi, ovvero a carico dei soggetti che verranno ritenuti responsabili dei reati che saranno ravvisati nei fatti esposti, anche ai sensi della D.Lgs n.231/2001.
Oggi è stata depositata un integrazione all’esposto depositato il 12/06/2013 nei termini illustrati nella conferenza stampa. Nel corso delle lunghe indagini preliminari che hanno interessato il procedimento sorto a seguito della più volte citata denuncia del 12/6/2014 sono stati pubblicati tre studi epidemiologici sull’area di Brindisi, che corroborano il nesso di causa tra le malattie denunciate e l’esposizione ad inquinanti ambientali di origine industriale. Nel corpo della denuncia del 2014 erano stati portati all’attenzione di codesto Ufficio della Procura alte vicende processuali a carico di Società del Gruppo ENI e del Gruppo Edison per fatti—reato identici a quelli allora denunciati.
Da tali vicende processuali era possibile inferire che la pratica di smaltimento illecito dei rifiuti tossico-nocivi prodotti dagli impianti industriali situati all’interno dell’area del Petrochimico di Brindisi, così come iter di combustione con conseguente immissione costante di gas non controllati in atmosfera, nonché la mancata adozione delle migliori tecnologie e delle cautele, tese ad impedire la dispersione di detti gas, fosse una condotta consapevolmente voluta e messa in atto dal Management delle due Società.
Per ciò che attiene Mantova e Bussi sul trino sono intervenute le sentenze della Corte d’Appello di Mantova e della Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila, che hanno confermato l’impianto accusatorio, giungendo alla condanna di dirigenti di ENI e Montedison.