Le ipotesi di reato sono molto gravi e vanno dal falsi in atto pubblico alla gestione non autorizzata di discariche, all’abusivismo edilizio, fino alle frodi nelle pubbliche forniture. Stamattina la Guardia di Finanza ha proceduto con il sequestro di infrastrutture pubbliche rientranti nel più ampio progetto di realizzazione del circuito di security portuale.
In particolare, si tratta di una strada, di una grande tettoia e di un ponte. Il sequestro è stato effettuato con i sigilli e quindi le aree interessate non potranno essere raggiungibili.
L’inchiesta, come è noto, viene condotta dal pubblico ministero Raffaele Casto il quale, con precisione certosina e con grande determinazione, sta tentando di fare luce su ciò che è avvenuto nel porto di Brindisi dal 2010 (anno di progettazione del circuito di security) fino ad oggi, passando dalla consegna dei lavori (avvenuta il 7 luglio del 2014) fino ad oggi.
Lavori che sarebbero dovuti terminare in soli 150 giorni, partendfo proprio da luglio del 2014. E invece ancora non si vede la luce. Il costo iniziale era di euro 5.625.680, ma nel corso del tempo sono state introdotte delle varianti che avrebbero fatto lievitare le somme sino a circa dieci milioni di euro.
Addirittura, le opere in variante sarebbero state prima realizzate e poi poste al vaglio del Comitato di sicurezza (presieduto dal comandante della Capitaneria di Porto). Del resto, è nota la posizione assunta già nel 2015 dalla Sovrintendenza archeologica di Puglia, la quale fece notare che il progetto non era stato sottoposto alle valutazioni della stessa Sovrintendenza. Da qui un primo blocco dei lavori, poi superato nel tempo.
Oggi, però, la Magistratura, attraverso la Guardia di Finanza, fa rilevare che si tratta di opere realizzate con abusi edilizi e con falsi in atti pubblici.
Un motivo in più perché l’Autorità di Sistema Portuale faccia chiarezza una volta per tutte su questa intricata vicenda, rendendo noti tutti i principali elementi di valutazione. In particolare, sarebbe interessante conoscere quanto è stato speso sino ad oggi per realizzare il circuito della security, quante parti del circuito sono state eventualmente collaudate, come si giustifcano ritardi di anni sul ‘fine lavori’ e come si intende procedere per superare i rilievi mossi dalla Procura della Repubblica.
Nell’inchiesta ci sarebbero numerosi indagati, tra cui personale dell’ente, tecnici ed i titolari di un paio di aziende che hanno eseguito parte di questi lavori.