Hanno scritto al Prefetto di Brindisi, al Presidente Regione Puglia, al Presidente della Provincia, ai Parlamentari della Repubblica, ai Consiglieri Reginali e Provinciali e alle organizzazioni sindacali, per chiedere una nuova programmazione dei servizi della Santa Teresa che possa prevedere una ripresa delle attività e salvare i loro posti di lavoro.
Ecco la lettera dei dipendenti:
“Le vicende relative alla Società Santa Teresa S.p.A., che si sono susseguite in particolare in questo ultimo periodo, hanno leso non solo la dignità dei lavoratori, ma anche la speranza in un futuro migliore che prevedesse la ripresa delle attività, nonché la realizzazione di nuovi servizi da offrire alla comunità con un impulso nuovo ed al passo con i tempi.
Per una azienda a capitale totalmente pubblico, quale la S. Teresa Spa, il segreto della continuità risiede proprio nella capacità di progettare il nuovo con alla base le esperienze pregresse e le competenze maturate.
Noi lavoratori dipendenti di questa Società pubblica con i conti – paradossalmente – in attivo, abbiamo affrontato con coraggio e determinazione le fasi critiche legate ai tagli subiti dalle Province ed alla spending review : a partire dalle numerose aperture di procedure di mobilità, spesso dimostratesi inopportune, passando dalle forme di assistenzialismo come i contratti di solidarietà che prevedevano la riduzione del 50% dell’orario lavorativo, per finire alla Cassa Integrazione in deroga a zero ore, stranamente prevista solo per alcune unità lavorative ma non per tutte.
La CIGD è stata per un anno intero la sola possibilità di sostentamento, l’unica misura messa in atto da regione e stato (ministero) nonostante tali forme di sostenibilità non fossero previste per una società a totale capitale pubblico.
Non vogliamo essere fraintesi, siamo grati a chi ha concesso questa misura, che ci ha consentito in ogni caso di conservare fittiziamente il posto di lavoro e di percepire parte della retribuzione grazie all’ammortizzatore sociale, ma il venir meno dell’attività nell’agire quotidiano, dell’apporto che ciascuno di noi forniva nel proprio settore, ci ha posti in una condizione di disagio morale.
Il lavoro infatti non è solo uno strumento per conseguire un benessere economico; se il primo pensiero si rivolge alla sola condizione economica, si trascura infatti quanto recita l’ Art. 4 della Costituzione Italiana:
“La repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società”.
Il nodo doloroso della vicenda, che ha segnato profondamente le nostre esistenze e di quanti hanno dovuto sostenerne le conseguenze (i nostri familiari), riferisce anche ad altri fattori che sono intervenuti nel corso della vertenza Santa Teresa:
– il mancato rispetto degli accordi condivisi presso i tavoli inter istituzionali, che prevedevano l’equa rotazione fra i lavoratori, la formazione on the job volta a ricollocare e a costruire nuovi ambiti applicativi, l’istituzione di un tavolo di lavoro con l’apporto dei Dirigenti Prov.li, del Presidente del Consiglio Prov.le e delle OO.SS. che doveva occuparsi della ripresa operativa dell’azienda e di tutti i suoi dipendenti;
– il sorgere di logiche discriminatorie (così percepite da noi lavoratori che ci siamo sentiti esclusi) manifestatesi nella scelta di mantenere un gruppo di lavoratori a regime full-time (a 40 ore settimanali), ciò malgrado il venir meno degli affidamenti e delle attività della Società, nonchè nella discutibile rotazione di pochi dipendenti; [peraltro in violazione sia di norme del diritto del lavoro che di accordi pubblici sottoscritti tra le parti]
– l’abbandono della condivisione inter-istituzionale a favore di accordi attuati fra le Organizzazioni di Categoria e l’Azienda all’insaputa dei lavoratori e senza le opportune e previste Assemblee dei lavoratori cosi come sancite dagli statuti delle principali Organizzazioni Sindacali.
Questo è quanto attiene al passato: oggi ci troviamo in una situazione a dir poco paradossale, assistiamo infatti alla mancata proroga della CIG in deroga, alla completa assenza di applicazione del Piano Industriale per la collocazione ed il ricollocamento del personale, il tutto in un clima di incertezze e mezze verità, dispensate a piene mani dagli attori di questa vicenda che definire grottesca è poco.
Confidiamo tuttavia nella ripresa di quel tavolo inter-istituzionale che a giorni si incontrerà alla presenza di S.E. il Prefetto e, con l’occasione, chiediamo ai rappresentanti delle Istituzioni presenti, di riprendere quel dialogo utile e costruttivo affinchè si traduca nella ripresa immediata del lavoro anziché sperare in inutili e dannose forme di assistenzialismo.
A tal scopo chiediamo inoltre che venga ricostruita l’equità e la solidarietà fra i lavoratori, ponendo fine alle discriminazioni finora attuate.
Brindisi, 6/4/2018 f.to I LAVORATORI DELLA
Santa Teresa Spa