San Raffaele Ceglie, Amati: “Siamo al paradosso. Alcuni amministratori pubblici e qualche sindacato contro la gestione pubblica. Grazie a FP-CGIL e FP-CISL”
Dichiarazione del Consigliere regionale Fabiano Amati.
“Benvenuti nel mondo al contrario. Nel paradosso. Quello che qualcuno sta costruendo attorno al presidio di riabilitazione di Ceglie Messapica.
C’è un servizio sanitario, la riabilitazione intensiva, che dovrebbe essere svolto dalla sanità pubblica, ma anni fa fu affidato – in sperimentazione gestionale – ad un incaricato di pubblico servizio, ossia la Fondazione San Raffaele.
C’è che questa fase di sperimentazione è durata più di venti anni, con contratti prorogati, e negli ultimi tempi senza nemmeno la proroga. Poveri noi!
C’è che la ASL Brindisi paga, all’incaricato di pubblico servizio San Raffaele, una tariffa pari a circa 10 milioni di euro annui.
C’è che in questa tariffa è rappresentata anche una quota di remunerazione, salvo immaginare un’ipotesi di beneficenza.
C’è che, dopo oltre un ventennio, ragionevolezza voleva che la Regione Puglia internalizzasse questo servizio, con l’ambizione di farlo diventare un’eccellenza nazionale, salvaguardando i lavoratori attualmente impiegati, approvando – senza voti contrari – una legge regionale.
C’è che l’incaricato di pubblico servizio sta cominciando a mandare lettere di cessazione di alcuni rapporti di lavoro, come ritorsione – scritto nero su bianco nelle motivazioni – alla decisione di far rientrare nel servizio pubblico la gestione del presidio.
C’è che il diavolo si dimentica i coperchi e si scopre l’esistenza di contratti di lavoro, e altri fatti, probabilmente incompatibili con le norme sull’accreditamento e sull’assistenza.
C’è che a seguito di poche pressioni pubbliche e molte sotterranee, evidenziando uno stato di confidenza tra amministratori pubblici e il privato incaricato di pubblico servizio, si stia mettendo in scena un programma di delegittimazione dell’iniziativa, cercando di istigare, attraverso la paura di perdere il posto di lavoro, l’insurrezione dei lavoratori contro la legge regionale d’internalizzazione.
C’è che qualche sindacato, ibridando la sua funzione, si ponga più il problema dell’incaricato di pubblico servizio, piuttosto che quello per il mantenimento dei posti di lavoro nella nuova gestione interamente pubblica.
C’è che altri sindacati, in particolare la FP-CGIL e la FP-CISL, condividano il punto di vista del Consiglio regionale, consistente nella gestione pubblica e nella tutela dei lavoratori, manifestando disponibilità e collaborazione per raggiungere l’obiettivo.
Insomma, ci sono tutti questi ingredienti in una vicenda che sta assumendo i connotati di una storia molto discutibile, su cui andrebbero fatte nuove e ulteriori verifiche per comprendere come sia stato possibile tutto questo.
Ma alla fine due domande dovrebbero svettare su tutte.
Perché mai i Consiglieri regionali, eletti dal popolo, non dovrebbero riportare alla gestione pubblica, ossia quella del popolo, un servizio importantissimo come la riabilitazione intensiva, prevista dai Livelli essenziali di assistenza, a prescindere da ogni questione relativa alla contabilità?
Perché mai in un sistema sanitario fondato sulla gestione pubblica ci dovrebbe essere l’eccezione del Centro di Ceglie Messapica?
Cosa ha di peggio il personale della sanità pubblica, integrato dai lavoratori in transito e con la collaborazione delle università pubbliche, rispetto al privato incaricato di pubblico servizio?
E non si dica, per piacere, che le cose bisogna farle con calma, considerato che di tempo ne è trascorso già in grande quantità, e che di solito chi invita alla calma sta solo cercando di far cambiare rotta per non cambiare nulla.”