ROMANO: TORNARE A PARLARE DI TERMOVALORIZZATORI SIGNIFICA TEORIZZARE IL FALLIMENTO DELLA POLITICA

Il dibattito delle ultime ore è tornato a incentrarsi sul ruolo dei termovalorizzatori e, più in generale, sulla necessità di evitare che il caos-rifiuti travolga la nostra regione.
Partiamo da un dato: basare un dibattito sulla necessità di evitare che la spazzatura venga abbandonata per strada appare addirittura banale, se non proprio fuorviante rispetto al reale punto nevralgico del problema.
Per anni abbiamo lottato per far crescere la cultura ambientalista tra i cittadini pugliesi, incentivando i comuni a spingere sul piede dell’acceleratore della raccolta differenziata. E oggi che facciamo? Riproponiamo i termovalorizzatori con l’assunto che “è meglio un impianto di questo tipo al posto delle discariche abusive agli angoli delle strade”.
Io appartengo alla scuola di pensiero secondo cui il rifiuto rappresenta una risorsa e non intendo derogare da questo convincimento. E non c’è scienza che tenga rispetto ad una inversione ad “u” che qualcuno vorrebbe proporre per giustificare un ritorno ad un passato che certamente non ci appartiene.
La Puglia non ha bisogno di termovalorizzatori per risolvere l’emergenza rifiuti. I nostri, infatti, sono territori in cui bisogna attivare politiche ambientali risarcitorie dei danni subiti negli ultimi decenni e quindi non è in alcun modo immaginabile prevedere la nascita di impianti a rischio ambientale. E dove questo non è accaduto (vedi, ad esempio, la Valle d’Itria) non si possono provocare guasti che andrebbero ad incidere negativamente sull’appeal di tali territori.
Tirare in ballo, poi, la nascita di termovalorizzatori come lotta all’inquinamento malavitoso provocato dalla gestione dei rifiuti appare addirittura impensabile.
E allora, partiamo da ciò che di buono è stato fatto in questi anni, attraverso il graduale ma costante aumento della percentuale di raccolta differenziata (l’esempio della città di Brindisi è calzante, con un balzo dal 12 al 53% nel giro di poco più di un anno). Adesso, pertanto, non si deve far altro che rimettere in marcia gli impianti dei cicli dei rifiuti che risultano attualmente inattivi e programmare l’avvio di nuovi impianti di compostaggio. In questo modo, il ricorso alle discariche diventerà estremamente residuale e si potrà finalmente voltare pagina, senza aggiungere preoccupazioni di carattere ambientale con la costruzione di termovalorizzatori.
Insomma, una Puglia capace di autodeterminare le sue scelte su un tema spinoso come quello dei rifiuti, senza appellarsi a presunte ‘nuove tecnologie’ per riempirci i territori di impianti inquinanti. Certo, occorre coraggio per puntare sul ruolo attivo e quindi sulla piena collaborazione dei cittadini. Ma possiamo e dobbiamo farcela se vogliamo che la Puglia diventi realmente un esempio da seguire, grazie anche a chi la guida ed ha il compito di determinarne le scelte anche per il futuro.
E poi, parliamoci a cuore aperto. La battaglia per decarbonizzare la Puglia è sintonica con il no ai termovalorizzatori. Altrimenti potrebbe apparire come una scorciatoia sostitutiva.
Pino Romano – Presidente Commissione Sanità Regione Puglia

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