Anche i sindaci della provincia di Brindisi ieri sono scesi in campo per chiedere al Governo impegni precisi per fronteggiare il caro energia che rischia di mandare in default i bilanci degli enti locali. Così come abbiamo ascoltato direttamente dai primi cittadini, è a rischio il mantenimento della pubblica illuminazione, così come servizi essenziali come la mensa scolastica ed il trasporto alunni, mentre nelle scuole potrebbe diventare un problema alimentare gli impianti di riscaldamento.
Insomma, un quadro devastante che dimostra fino in fondo la fragilità del nostro paese ed anche l’incapacità di fronteggiare situazioni di emergenza che – come nel caso specifico – rischiano di protrarsi per anni.
Ed allora, richiamando la celebre frase pronunciata dal presidente statunitense Kennedy, bisognerebbe chiedersi cosa possiamo fare noi per il paese ancor prima di pensare a ciò che il paese può fare per noi. Prendiamo, ad esempio, la città di Brindisi. Non c’è un solo ufficio pubblico il cui stabile sia ricoperto da pannelli fotovoltaici e, cosa ancor più grave, soltanto tre plessi scolastici sui 53 censiti a Palazzo di Città sono dotati di pannelli solari o di sistemi di efficientamento energetico.
Un fatto gravissimo che dimostra una totale incapacità di programmazione. Il tutto, anche in considerazione del fatto che nel frattempo si continuano a costruire nuovi edifici scolastici, accedendo a finanziamenti pubblici, così come sta accadendo per due nuove scuole per l’infanzia. Sarebbe interessante, invece, verificare quanti progetti sono stati candidati a finanziamento proprio in tema di efficientamento energetico. Del resto, la presenza di segnali molto incisivi sulla volontà di inversione di rotta si sarebbe dovuta notare già nell’ambito del piano triennale delle opere pubbliche ed invece non ci pare – ma vorremmo tanto essere smentiti – che si vada in questa direzione. Per fortuna qualche segnale giunge, invece, dall’illuminazione pubblica dove è stato sottoscritto un contratto con una azienda che sta provvedendo a sostituire le lampade tradizionali con quelle a basso consumo. Un fatto positivo che, però, non può rimanere isolato se davvero si vuole evitare una drastica riduzione di servizi al cittadino.