REFERENDUM: LE RAGIONI DEL “SI” CON “BRINDISISIPUÒ”

Sì o No al referendum costituzionale che ci attende nei prossimi mesi: il dibattito tra pro e contro sbarca anche a Brindisi, dove è stato costituito un comitato a sostegno delle ragioni del Sì, «BrindiSi può», per iniziativa dell’imprenditrice brindisina Rosy Barretta che ne cura il coordinamento. Il comitato si trova in via Saponea, 58. Un presidio per caldeggiare le tesi del Sì nell’agone referendario che mette in gioco la riforma firmata dal Ministro Maria Elena Boschi. Il progetto di riforma riscrive la parte seconda della Carta costituzionale, tra stop al bicameralismo perfetto, un Senato con meno poteri legislativi e un nuovo federalismo che ridisegna i rapporti tra Stato e Regioni.

Di referendum costituzionale si parla da mesi ma ora le urne, pur non conoscendone la data esatta, si stagliano all’orizzonte: si tratta di un referendum confermativo, nel senso che il Sì sulla scheda confermerà la legge di riforma già approvata. Il testo modifica più articoli della Costituzione, senza stravolgerla. Assicura anzi una continuità con le proposte di riforma sul tavolo da decenni e, nel caso del Senato, col modello originario pensato dai Costituenti ma poi abbandonato a favore del bicameralismo paritario. La riforma non è semplicemente un check-up normativo, ma impatta sulla vita di tutti i giorni. «In particolare il Titolo V parla delle autonomie locali – mette in chiaro Rosy Barretta – coi Comuni che dovranno guardare sempre più a forme di coesione territoriale, le cd. aree vaste sovracomunali, indicate come occasioni di sviluppo. Le città dovranno abituarsi a ragionare non più singolarmente ma per aggregazioni. Questo è un aspetto che ci tocca da vicino, non un concetto distante o astratto».     

Se vincerà il Sì il nostro Parlamento sarà molto più vicino a quelli degli altri Stati europei, un assetto che tra l’altro alleggerisce le funzioni di indirizzo delle Regioni. «Avremmo un modello – Rosy Barretta prefigura così il nuovo possibile scenario – vicino al Bundesrat tedesco, nel quale i parlamentari riportano istanze e battaglie dei loro Lander. Il Senato diventerebbe una sorta di casa delle Regioni, che porterebbero la propria voce a Roma, proprio nel cuore del potere. Il nuovo Senato costituisce un’importante opportunità per le autonomie locali, superando la loro condizione di periferia scollata. Un’eventuale perdita di competenza materiale delle Regioni, come lamentano i sostenitori del No, sarebbe compensata dalla presenza all’interno del Senato».

Il quesito referendario diventa l’occasione per dibattere i temi dello sviluppo economico, dell’innovazione amministrativa, sociale e tecnologica, del mondo dell’impresa, del lavoro, di una nuova idea su come decidere. Anche l’organizzazione dello Stato ha le sue epoche, la politica adegua metodi e linguaggio, la società cambia, si evolve, e il suo ordinamento giuridico non può rimanere cristallizzato a una scolorita istantanea da scaffale. «La Costituzione deve reggere al tempo – dice Rosy Barretta – Questa è una riforma in cui il tempo, forse per la prima volta nella storia repubblicana, detta regole e pratiche alla politica. Il ritardo porta con sé sconfitta, perdita di opportunità e competitività. Il tempo è elemento fondamentale per lo sviluppo».

Il Sì al referendum è la prova che il nostro paese vuole tenersi al passo coi tempi e che questo bicameralismo, che ha compiuto settanta anni, è superato. Il restyling del Senato permette di semplificare il processo legislativo, come pure la cancellazione di alcuni organismi obsoleti, come il CNEL, di ridurre la spesa pubblica.

«Per tutti questi motivi, il referendum – conclude Rosy Barretta –, la cui data sarà comunicata nei prossimi giorni, è un importante momento di vita democratica e di innovazione per l’Italia, che richiede, pertanto, una consapevole partecipazione al voto da parte dei cittadini. Per questo sono auspicabili incontri e approfondimenti, ciò che il nostro Comitato farà a partire dai prossimi giorni, un modo per abbattere pregiudizi e mappe mentali che nulla hanno a che vedere con i contenuti della riforma».

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