“Ho perso, e me ne vado”. In un Paese che ci ha abituati a politici che non perdono mai, che non si assumono mai responsabilità, che danno sempre la colpa di tutto a tutti (ai rom, ai neri, all’Europa, ai giudici, alle tv, ai brogli, all’oroscopo) e mai a sé stessi, le parole di Renzi sono per me rivoluzionarie.
Renzi ha proposto un’idea, una visione di riduzione dei costi e dei privilegi della politica, dei suoi tempi biblici, delle disuguaglianze territoriali, un’idea giusta o sbagliata, ma era un’idea.
Per decenni abbiamo sognato un premier giovane e dinamico sostenuto da un partito forte, che avesse la forza e l’energia di imporre un colpo di scure ai costi e ai privilegi della politica. Abbiamo avuto tutto questo, tutto quello che chiedevamo. Finalmente. Ma al momento decisivo abbiamo detto di no. Ci è stata offerta la possibilità storica di ridurre i parlamentari, di azzerare gli stipendi dei senatori, di dimezzare quelli dei consiglieri regionali, di abolire enti inutili come il CNEL, di porre fine al ping pong di leggi tra una Camera e l’altra. Bastava un Sì, un Sì per realizzare questo sogno. Ma abbiamo detto di No, e in una sola notte quel sogno, che fino a ieri era patrimonio comune, è svanito.
Ma va bene così, il popolo è sovrano e il popolo ha ragione. Ora però spero che l’Italia si fermi un attimo a riflettere e prendere fiato. Chiuso un capitolo dobbiamo ora scriverne insieme uno nuovo. L’Europa e il mondo stanno pericolosamente virando verso i seducenti ma fatali lidi del populismo. L’Italia non deve cadere in quella stessa trappola.
Dobbiamo fuggire dalla spirale di odio nella quale stiamo precipitando, e che vorrebbe trascinarci verso un’era di egoismo personale e nazionale. Il Pd è e resta un baluardo di serietà, responsabilità e moderazione. Va difeso.
Le divisioni interne devono essere risolte e gli errori commessi superati. L’alternativa è quella della classe politica più spregiudicata, che in nome del potere è pronta ad additare i poveri, gli immigrati, l’Europa, tutti – eccezion fatta per loro stessi – come la causa di ogni problema. E’ il ritorno della paura dell’altro. E sappiamo a cosa ha portato nella storia.
Per quanto possibile il risultato di Renzi – sì, perché è il risultato di Renzi – è una buon punto di partenza per ricostruire un progetto d’Italia serio e responsabile. Renzi aveva con sé solo il suo partito, e nemmeno tutto. Ma da solo, col sostegno dei centristi, ha saputo trascinare il 40 percento dei votanti dalla parte del Sì. Tutt’altro che un fallimento, soprattutto se si è da soli contro tutti, contro il sistema che si vuole scardinare e contro i partiti: di destra e sinistra. Insomma, abbiamo perso il referendum, ma non l’occasione di cambiare il Paese.
Quindi il mio auspicio è di capitalizzare la fiducia ottenuta dagli italiani e non abbandonarli nelle mani di chi vuole cedere ai richiami del populismo alle porte.
MAURIZIO BRUNO
Segretario provinciale PD Brindisi