Qualità della vita – D’Aprile: si ritrovi un senso di appartenenza

Come noto, Brindisi occupa perennemente uno degli ultimi posti nella classifica della qualità della vita, arrivando addirittura al fondo della stessa per ambiente e servizi.

Vero è che al peggio non c’è mai fine, ma si spera almeno che il peggio ormai raggiunto possa essere considerato un passaggio obbligato al fine di giungere gradualmente a risultati migliori.

Richiamare, pertanto, l’attenzione delle locali pubbliche istituzioni verso tematiche di una certa rilevanza come l’ambiente, i diritti sociali e del lavoro, il diritto alla salute, la qualità della vita e via discorrendo, da tempo totalmente disattese in questo territorio, sarebbe come chiedere troppa grazia al santo di turno. Si cerca, allora, di richiamare l’attenzione di detti apparati istitutivi quanto meno sulle criticità più immediate, quelle che hanno reso, appunto, la nostra città quasi invivibile.

Perché, purtroppo, di questo si tratta.

Brindisi, città unica al mondo a non avere un’area urbana vietata alla circolazione dei mezzi pubblici e privati, e, quindi, destinata ad isola pedonale, invece che di selfie, presenzialismi, conferenze stampa e di “sindaci per caso”, ha bisogno di amministratori coraggiosi e un po’ pedanti, che si concentrino da mattina a sera sulle piccole cose di cui a nessuno sembra piaccia occuparsene, ma che invece rappresentano la base della convivenza civile: strade lisce, trasporti agili, parchi ed aiuole puliti ed attrezzati, cassonetti svuotati a mezzanotte o all’alba e non nelle ore di punta e regolarmente igienizzati.

Brindisi, città che ha conosciuto la completa devastazione del proprio territorio per l’insediamento di impattanti impianti industriali ad altissimo rischio rilevante e che vede oggi con la loro unilaterale dismissione solo macerie materiali e sociali, ha necessità di vedere i propri corsi principali e strade puliti dal luridume che li caratterizza; ha necessità di essere attenzionata da parte delle forze dell’ordine al fine di scoraggiare l’incancrenirsi di quella sorta di anarchia che si appalesa nei quotidiani atteggiamenti di tanti.

Brindisi, città a cui sembra manchi un vero progetto per un futuro a medio termine degno poi di poter essere vissuto.

Tutto questo in estrema sintesi.

E nel mentre cresce il populismo, l’astensionismo e il degrado degli organismi elettivi, peraltro ben remunerati (un primato, questo sì, subito raggiunto da Brindisi!), il popolo, le persone non vengono più “toccate” (cit. Papa Francesco) ma completamente abbandonate.

Ed ecco che si ripropone con maggiore pressione la necessità di modificazioni e cambiamenti del nostro modus vivendi, del nostro modus operandi che pongano in essere più e nuove forme della politica per portare a sintesi domande, bisogni, spinte, interessi, volontà.

Si ripropone, altresì, con altrettanta pressione, la necessità di ricostruire un aggregato di principi, di valori, di idee portanti per attivare il senso di una mobilitazione e un senso di appartenenza e, per questa via, ricostruire una militanza politica, un consenso e la passione per la politica, quella vera.

Il silenzio di molti verso tali tematiche non nasce dalla loro approvazione o dalla convenienza, ma da un attonito senso di superfluità.

Francesco D’Aprile

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