Basta accendere il proprio televisore o dare uno sguardo al web per ascoltare gli inviti a continuare ad osservare le misure di contenimento per evitare che il virus torni a diventare aggressivo. I cittadini, insomma, sono chiamati a svolgere il proprio ruolo e a non lasciarsi andare nella “vita di prima”.
Inviti che vengono ripetuti giustamente anche dai nostri amministratori e, in particolare, dal Presidente della Regione Puglia Emiliano. Per carità, nessuno mette in discussione il grande impegno proferito fino ad oggi, così come riconosciamo allo stesso Emiliano la capacità di guidare questa regione nel tentare di attrezzare una risposta sanitaria adeguata.
Purtroppo, però, non conta solo il numero dei posti-letto delle terapie intensive (soprattutto quando i nuovi posti restano chiusi per mancanza di apparecchiature e di personale), l’apertura di ospedali per il post-covid o la capacità di essersi procurato buone scorte di presidi sanitari.
Contano i numeri! E quelli, purtroppo, penalizzano la Puglia che oggi – in termini di contagi rispetto agli abitanti – è seconda solo al Molise, occupando tristemente il secondo posto a livello nazionale. C’è un contagiato da coronavirus ogni 966 abitanti.
Certo, la colpa è di chi è rientrato dal Nord Italia, delle scarse attenzioni di una parte dei cittadini, ma soprattutto del sistema sanitario e il Presidente Emiliano sa bene che proprio la struttura del dipartimento della salute ha gravi responsabilità.
Ci troviamo a Brindisi e quindi prendiamo in esame proprio al situazione di questa provincia. Per settimane è rimasto inascoltato il grido di allarme delle residenze sanitarie che chiedevano tamponi (ed esiti veloci) per mettere al riparo i loro ospiti ed il personale. Si sono sentiti rispondere picche e quei pochi fortunati che sono stati sottoposti a test hanno dovuto attendere anche due settimane, con i tamponi che andavano a passeggio per la Puglia, visto che il laboratorio attrezzato a Brindisi è entrato in funzione fuori tempo massimo ed ha una capacità di esame che non supera i 120 tamponi al giorno (quando va bene e quando ci sono i reagenti).
E vogliamo parlare delle gravissime responsabilità derivanti dall’aver attrezzato il Perrino come ospedale “covid” e “no covid”? Un autentico fallimento, visto che chi ha la responsabilità della gestione sanitaria di questa provincia non è stato capace neanche di stabilire i percorsi nello stesso ospedale, decretando condizioni, poi dimostratesi ideali, per favorire il contagio. A turno hanno chiuso i battenti reparti importantissimi (se non addirittura vitali per un ospedale) e si sono contagiati ammalati e personale sanitario, senza distinzione alcuna tra medici, inferimieri e personale ausiliario. C’è promiscuità di utilizzo di strutture, per settimane personale medico di rianimazione è stato costretto a visitare pazienti con il virus e pazienti senza virus e la stessa cosa è avvenuta per il personale ausisliario (vedi caso di una unità inviata dal pronto soccorso ad ostetricia, poi risultata positiva).
Dopo le nostre denunce, da qualche giorno l’Asl emette il bollettino giornaliero per dirci quanti tamponi sono stati eseguiti nelle residenze sanitarie, a casa e nell’ospedale. Ci dice il numero, ma non ci riferisce alcun dato sul numero dei tamponi risultati positivi. E poi vogliamo parlare dello screening a tutto il personale ospedaliero annunciato in pompa magna, poi messo in discussione dal prof. Lopalco e adesso di nuovo annunciato? Sta di fatto che nel Perrino di tamponi se ne eseguono poche decine al giorno ed invece dovrebbero essere centinaia per evitare che quella fonte di contagio continui a mietere vittime.
Insomma, errori grossolani, più volte denunciati da sindacati ed ordini professionali (poi in parte stranamente convertiti al silenzio). Ebbene, a fronte di tutto questo, da un condottiero come Emiliano ci saremmo aspettati decisioni forti, adeguate al grido di allarme (in provincia di Brindisi abbiamo un contagiato ogni 666 abitanti e siamo secondi solo a Foggia, mentre la prevenzione funziona molto meglio in tutte le altre province della Puglia) ed invece tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità nella sanità pubblica di questo territorio sono rimasti al loro posto.
Proprio per questo – è triste dirlo – l’unica cosa che ci rimane da pensare è che “Dio ce la mandi buona”.
Mimmo Consales