Nella giornata di ieri 26 gennaio 2017, presso l’Ospedale Perrino” di Brindisi, è stato effettuato con successo un intervento di Stimolazione Cerebrale Profonda (DBS), ad opera delle equipe della Neurochirurgia (Dott. A. D’Agostino, Direttore U.O.C., Dott. F. Romeo e Dott. P. Proto) e della Neurologia (Prof. B. Passarella, Direttore U.O.C., e dott.ssa F. Spagnolo), con la collaborazione, per lo start-up, dei colleghi dell’Ospedale San Raffaele di Milano, Dott.ssa M. A. Volontè (neurologa), Dott. A. Franzin (neurochirurgo) e Ing. M. Cursi. Si tratta del primo intervento in Puglia di questo tipo.
La malattia di Parkinson è una patologia degenerativa lentamente ingravescente e invalidante, soprattutto nelle fasi avanzate, quando la risposta alla terapia farmacologia si dimostra insoddisfacente per il controllo dei disturbi. E’ la seconda malattia neurodegenerativa dopo l’Alzheimer e, in Italia, si contano circa 230.000 soggetti affetti, con la prospettiva che, nei prossimi 25 anni, tale numero sia destinato a raddoppiare. Nelle fasi avanzate, la gestione del paziente diventa particolarmente impegnativa, sia per il Neurologo che per il Caregiver. Infatti, oltre ai disturbi più noti (rigidità, bradicinesia e tremore), insorgono ulteriori problematiche, legate sia all’uso cronico dei farmaci che all’avanzare del processo neurodegenerativo.
Da diversi anni, in casi selezionati, nelle fasi avanzate della malattia è possibile beneficiare di una particolare opzione terapeutica: la stimolazione cerebrale profonda (DBS, deep brain stimulation) dei nuclei subtalamici. La procedura neurochirurgia prevede l’impianto di elettrodi intracerebrali collegati con uno stimolatore sottocutaneo che, modulando in maniera reversibile l’attività dei predetti nuclei, migliora decisamente i sintomi della malattia. L’intervento di DBS necessita di collaborazioni multidisciplinari: neurochirurgiche, neurologiche e neurofisiologiche.
Ci si augura che tale iniziativa, fortemente voluta per colmare un ormai intollerabile gap assistenziale, possa concorrere a limitare i “viaggi della speranza” e la conseguente “mobilità passiva”.