(m.c.) – Diciamolo francamente: per il porto di Brindisi la legge 84 del 1994 (istituzione delle autorità portuali) è stata una vera iattura. Con questo periodo di gestione “politica” dello scalo si è registrata una crisi senza precedenti, sia in termini di traffici passeggeri che di movimentazione di merci. Da porto strategico nello scacchiere del Mediterraneo, siamo diventati decisamente periferici e di residuale importanza. L’Autorità Portuale è stata sin dall’inizio una struttura per piazzare qualche professionista barese a cui la politica doveva qualcosa in termini di ricompensa. E quando sono arrivati da altri posti il massimo che hanno messo in mostra è stato un immobilismo inaccettabile. L’unica cosa che si è sempre mossa, a dire il vero, è stata l’asticella per i costi del personale (altissimi, più di qualsiasi altro ente) e per le tante consulenze, molte delle quali si sono dimostrate totalmente inutili. E che dire, poi, delle progettazioni pagate fior di milioni per opere mai realizzate.
L’avvento dell’Autorità di Sistema Portuale dell’Adriatico meridionale, a dire il vero, non è servito a cambiare l’andazzo delle cose. Ed è strano che gli operatori portuali brindisini non abbiano evidenziato alcuni aspetti particolarmente gravi che persistono nel porto di Brindisi. Il riferimento, ad esempio, è alle condizioni disumane che vengono riservate ai passeggeri delle navi che approdano nella zona extra Schengen, a partire da quelle dirette a Valona. L’inverno sta arrivando e per un altro anno i passeggeri saranno costretti a stare al freddo per l’assenza di una struttura di accoglienza. Nessuno parla, inoltre, della mancata realizzazione del terminal delle Vele. Addirittura adesso si paventa un errore di progettazione e quindi un conseguente contenzioso con l’impresa aggiudicataria dell’appalto, con conseguente ritardo (se non annullamento) della realizzazione dell’opera. Di tutto questo Patroni Griffi non parla, così come non parla dei tempi di attesa per le operazioni di sbarco e per il costo di alcuni servizi, a cominciare da quello dello smaltimento di rifiuti.
Ma se a Brindisi si resta in silenzio, a Bari gli operatori portuali hanno detto basta ed hanno cominciato ad alzare la voce nei confronti dell’Autorità di Sistema. Fanno notare che i tempi delle operazioni di imbarco e sbarco a Durazzo sono notevolmente inferiori rispetto a quelli di Bari (che arrivano sino a quattro ore). Ed è ridicola la soluzione prospettata dall’ente portuale, che consisterebbe nello scaglionare gli arrivi.
Insomma, a Bari ed a Brindisi siamo fuori da ogni logica di efficienza ed a rimetterci sono gli operatori portuali e le compagnie armatoriali (le quali da oggi dovranno rimborsare i passeggeri per i ritardi). Di tutto questo, ovviamente, la politica non parla, troppo impegnata a riempire caselle ed a legittimare ritardi, spese ingiustificate e costanti prove di inefficienza.