Politica agroalimentare e sviluppo rurale, interventi strutturali per uscire dalla crisi e rilanciare il settore

Politica agroalimentare e sviluppo rurale, interventi strutturali per uscire dalla crisi e rilanciare il settore

Il ruolo dei piccoli produttori per una programmazione di sostenibilità in un contesto di sinergia tra sviluppo, lavoro e ambiente.

La crisi finanziaria, economica e sociale presente nel nostro Paese sta producendo effetti di lunga durata anche sulle filiere agroalimentari a causa principalmente di un sistema economico capitalistico, ovvero di un sistema basato sull’economia di mercato che esaspera il principio della competizione.

In tale contesto, ad essere colpiti sono soprattutto i piccoli produttori agricoli in quanto continuano a fare i conti con una serie di ostacoli: schiacciati dal potere contrattuale della grande distribuzione, inadeguata redistribuzione delle risorse economiche a partire dalla Pac (Politica Agricola Comune) atteso che l’80% dei fondi viene destinato al 20% delle aziende più grandi lasciando “le briciole” ai piccoli produttori.

A questo si aggiunge che molte piccole aziende agricole combattono da anni le sempre crescenti difficoltà climatiche, messe soprattutto in ginocchio dalla perdurante siccità estrema sull’intero territorio regionale che continua a produrre danni rilevanti a tutto il comparto agricolo e zootecnico. E poi c’è la grave crisi in cui versa l’olivicoltura a causa – come noto – della gravissima epidemia batterica, la cosiddetta Xylella fastidiosa, che continua a devastare gli olivi Pugliesi al punto tale che è mutato lo stesso paesaggio pugliese in modo impressionante, fino a risultare irriconoscibile.

Dunque, di fronte a questo scenario diventa imprescindibile sostenere questi piccoli produttori, attraverso una programmazione europea della Politica Agricola Comune (PAC) che preveda una più equa redistribuzione delle risorse economiche. E’ necessario, inoltre, che la pubblica amministrazione, ovvero ogni articolazione politico/istituzionale interessata, assuma iniziative orientate alla fruizione di tutti gli strumenti, economici, politici e strutturali per ottimizzare i modelli produttivi e organizzativi del sistema agroalimentare che promuova: il sistema dei trasporti; il sistema dell’assetto idrogeologico; il sistema della ricerca; il sistema della certificazione di tracciabilità; il sistema della promozione; il risparmio dei costi di produzione attraverso il riciclo di energia e materiali; la sperimentazione di mercati e prodotti innovativi; il miglioramento del contesto normativo; la verifica della domanda dei consumatori per orientare le produzioni.

Sono queste condizioni indispensabili per sostenere le sfide e le dinamiche per una nuova politica agroalimentare, per evitare l’abbandono e/o comunque l’allontanamento dei piccoli produttori agricoli e dei nuclei familiari rurali dai propri insediamenti produttivi.

Definire e sostenere in ogni sede istituzionale la salvaguardia dei piccoli produttori vuol dire rafforzare le stesse comunità rurali e in particolare quelle di montagna e delle aree di prossimità urbana, dando valore ecologico, etico, estetico ed economico agli equilibri ambientali e del territorio.

Se si vuole uscire dall’attuale stallo del sistema, è necessario proiettare anche le piccole aziende verso una pianificazione innovativa delle politiche di sviluppo agricolo e ambientale improntate alla multifunzionalità, all’ecosostenibilità e, più in generale, alla valorizzazione delle risorse territoriali. I piccoli produttori sono garanti della biodiversità, delle produzioni alimentari di qualità, della difesa idrogeologica del suolo, della tutela del paesaggio e dell’ambiente.

Per effetto, poi, di una filiera agro – alimentare globalizzata diviene strategico coinvolgere i piccoli produttori in un processo di aggregazione di partecipazione all’interno di distretti rurali e dell’agroalimentare, ovvero di una organizzazione di prodotto (OP), prendendo a modello alcune esperienze positive già realizzate in alcune regioni del nostro Paese.

I rappresentanti Istituzionali e tutti i portatori d’interesse devono tuttavia convincersi che il tempo sta per scadere: occorre procedere senza ulteriori indugi e omissioni, servono visione e risorse pubbliche sufficienti senza lasciare indietro le piccole e medie aziende che assicurano, tra le altre cose, la manutenzione del territorio, la tutela della biodiversità e delle risorse naturali, la salvaguardia delle aree interne e delle tradizioni culturali del nostro Paese, creano posti di lavoro nelle aree rurali e possono contrastare la migrazione.

 FLAI CGIL PUGLIA e ALPAA PUGLIA si batteranno in ogni sede istituzionale per rappresentare e difendere al meglio le migliaia di Lavoratori Produttori Agroalimentari Ambientali, per sostenere un modello di produzione e consumo basato sulla sostenibilità ambientale, etico e sociale.

         Il Segretario Generale FLAI PUGLIA                                                                    Il Presidente ALPAA PUGLIA

                      Antonio Ligorio                                                                                               Antonio Macchia

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