Pista ciclabile – E se per una volta si rispettasse la volontà dei brindisini?

Pista ciclabile si o pista ciclabile no? Il dilemma continua a tenere con il fiato sospeso la politica brindisina ed il riferimento è all’opera iniziata e mai completata in viale Aldo Moro ed in viale Palmiro Togliatti.

La collocazione infelice di una pista ciclabile nell’unico ingresso presentabile della città di Brindisi fu decisa dalla precedente amministrazione sostenuta dalle forze politiche di centro sinistra che adesso siedono sui banchi dell’opposizione. Ad inizio dei lavori l’attuale maggioranza di centro destra, che all’epoca era minoranza, provò ad opporsi in tutti i modi, compreso con una raccolta di firme.

Poi, una volta occupate le cosiddette poltrone del potere, ci si è resi conto che far fuori quell’opera pubblica non era cosa di poco conto. Si è tentato di progettare delle modifiche, ma la soluzione non va a genio a tutti in quanto si tratterebbe di un contentino a chi quella pista proprio non la vuole.

I problemi attualmente sul tavolo sono due: il primo è che nessuno vuole uscire politicamente sconfitto da questa vicenda. Il secondo, invece, è rappresentato dal rischio di dover affrontare un eventuale provvedimento risarcitorio della Corte dei Conti.

E allora che fare? La tesi più accreditata, in questo momento, è quella di portare a compimento l’opera così come era stata progettata e quindi danneggiando irreparabilmente la circolazione nei viali interessati ed eliminando centinaia di posti-auto. Il tutto, in aggiunta ad un chiaro danno ambientale in quanto il restringimento delle corsie creerebbe file interminabili con le conseguenti emissioni dei gas di scarico. E questo renderebbe rischioso l’uso della pista ciclabile anche per i ciclisti che andrebbero a respirare emissioni di non poco conto. In realtà, per una volta andrebbero eliminati gli steccati di schieramento e per una volta si dovrebbe fare l’interesse reale della città che consiste nell’eliminare quella pista addebitando i danni all’impresa inadempiente e restituendo il finanziamento pubblico con adeguata motivazione al Ministero competente. Il tutto, suffragato da un voto unanime in consiglio comunale e quindi con una assunzione corale di responsabilità. Ma saranno in grado di compiere una scelta così importante?

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