Pinto e Vinciguerra (Pd): sulla Bms hanno scontentato tutti!

Dopo un’attesa assolutamente inaccettabile ed ai limiti della legittimità, la montagna del piano industriale della BMS non ha partorito nemmeno il classico topolino. Si sa, soddisfare tutti è un compito arduo perché ogni persona ha gusti, aspettative e desideri diversi. Ma scontentare tutti, in un colpo solo, è operazione ancora più difficile. E non c’è che dire… questa amministrazione c’è riuscita.
Il piano presentato la scorsa settimana alla conferenza dei capigruppo riesce nella difficile impresa di essere inadeguato a garantire la salvezza della BMS ed, al contempo, deludere sia cittadini e negozianti, vessati da un aumento inaudito del costo dei parcheggi, che gli operatori della BMS, che saranno messi in FIS o in cassa integrazione.
Come se non bastasse, inoltre, non va sottaciuto il rischio di danno erariale a cui si sottopone chi approva un piano che, certamente, finirà sotto la scure della Corte dei Conti per evidenti ritardi ed incoerenze.

Per capire di cosa stiamo parlando bisogna riavvolgere il nastro, partendo da quando la Brindisi Multiservizi ha iniziato ad accorpare le decine di aziende nate allo scopo di rispondere alla forte emergenza occupazionale e sociale di fine secolo e dare un lavoro a decine e decine di disoccupati.
Con il passare degli anni l’azienda cresce, nel numero di operatori e di servizi ad essa affidati, ed ha necessità di un sempre maggiore impegno economico dalle casse comunali. Tant’è che non si offende nessuno quando si dice che la BMS rappresenta una delle principali fonti di impegno che hanno portato il Comune di Brindisi in uno stato di predissesto.
Tutte le amministrazioni degli ultimi 20 anni si sono prodigate nell’affrontare il problema, ma anche a causa di leggi e controlli sempre più stringenti, nessuna di esse è riuscita a risolvere la problematica in modo strutturale, duraturo e definitivo.
Fino ad oggi, però, chi più chi meno è riuscito nel compito di salvare la capra o il cavolo oppure nel perseguire una posizione in grado di bilanciare (o quasi) le esigenze occupazionali con quelle di bilancio.

Dopo la sottoscrizione dell’accordo Comune-Governo per la rimodulazione del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale, qualcosa è variato. Ed è cambiato ancora di più alla luce delle modifiche apportate da Marchionna alla precedente deliberazione dell’Amministrazione Rossi: rinunciare all’introito della tassa aeroportuale ha innescato un meccanismo che ha trasformato lo stanziamento di bilancio da prevedere per la BMS in una obbligazione a dir poco insopportabile per il Comune di Brindisi. Rendere l’azienda economicamente e finanziariamente sostenibile è, quindi, diventata questione prioritaria ed improcrastinabile.
Da qui, l’intenzione di redigere un nuovo piano industriale che potesse “salvare” la BMS dalla messa in liquidazione.
E’ noto, però, che di buone intenzioni è lastricato l’inferno. Perché solo di inferno, fuoco e fiamme, si può parlare leggendo il piano industriale presentato.
Aumentare il costo dei parcheggi per commercianti e cittadini o accedere agli ammortizzatori sociali per i lavoratori della municipalizzata sarebbero sacrifici (forse) sopportabili se fossero sufficienti a salvare posti di lavoro e a creare economia a favore delle aziende del territorio. Ma è evidente che non sarà cosi, considerate le tante pecche concettuali e sostanziali contenute all’interno del documento reso noto fino ad oggi.
Presentare il piano a Giugno, e non a Gennaio, costituisce un vulnus inspiegabile per chi è chiamato ad assumersi la responsabilità di un’azienda che occupa quasi 150 persone; progettare adeguamenti tariffari da luglio, e non da gennaio, è pratica inconcepibile all’occhio della magistratura contabile; postulare l’uso di tecnologie per i parcheggi e la realizzazione di impianti, ma non prevederne il relativo costo, rappresenta una incoerenza contabile senza precedenti; pianificare di passare da 1,7 milioni di ricavi dai parcheggi nel 2024 ai 3 milioni nel 2025 spiegando che tutto ciò sarà possibile grazie a maggiori ricavi che, in realtà, sarebbero valutabili in non più di 300 mila euro, è altra questione che sfugge ai più; pensare di ricavare nel 2024 circa 100mila euro dalla cremazione degli animali, quando il forno deve essere ancora deliberato, autorizzato e costruito, è lavoro da maghi; credere di poter fatturare nel 2024 ricavi per 300.000 euro dall’uso di impianti fotovoltaici, ad oggi, del tutto immaginari, appare un atto di fede e niente più.
Ci sarebbe tanto altro da dire, ma basta questo per dimostrare che il piano firmato da Morelli appare del tutto incomprensibile, persino nella logica della mediazione ad ogni costo che il buon Marchionna persegue in ogni passo del suo mandato.
Perché il Sindaco e i suoi siano arrivati a presentare un piano del genere resta un mistero, esattamente come la circostanza che una parte della politica, dei dipendenti della BMS e del mondo sindacale ed imprenditoriale possano ancora considerare questa amministrazione come un interlocutore credibile. Se si vuole davvero bene a Brindisi e alla BMS ben altre sono le scelte da intraprendere ed i comportamenti da assumere. Si è ancora in tempo? Andrea Vinciguerra e Oreste Pinto: PD, abilitati alla professione di dottore commercialista e revisore contabile

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