Pinuccio, inviato di Striscia la Notizia ha realizzato un servizio-denuncia, andato in onda ieri sera a su Canale 5, in cui ha descritto la grave situazione di pericolo e di arretratezza del passaggio a livello delle Ferrovie del Sud Est di Francavilla Fontana, sulla linea 2 Martina Franca-Lecce, dove il 20 febbraio 2016 un 85enne del posto, Arcangelo Vacca, è stato travolto e ucciso da un treno mentre attraversava in auto i binari per rientrare a casa.
Il servizio al link di seguito
http://www.studio-3a.net/studio-3a-striscia-la-notizia/
Studio 3A è la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini, a cui i familiari della vittima si sono affidati per fare luce sull’inconcepibile incidente e per ottenere giustizia.
“Questa ferrovia ultimamente ha avuto un bel po’ di problemi, ritardi, indagini, però tecnologicamente è all’avanguardia: 2.0. Tanta è l’innovazione che questo è considerato un passaggio a livello rurale, si apre e si chiude a mano per l’attraversamento, e purtroppo poco tempo fa un signore attraversando con la propria auto è stato travolto e ha perso la vita” ha esordito con amara ironia Pinuccio, richiamando l’attenzione sugli otto lucchetti attaccati alla catena che assicura i cancelli, che “non sono lucchetti dell’amore, una cosa romantica, ma i lucchetti per ciascuna delle famiglie che abitano dall’altro lato. Che tecnologia: qui stiamo nel 2034!”.
“Il concetto del passaggio a livello privato nasce sempre da esigenze di situazioni rurali, ad esempio per accedere ad un terreno agricolo per la coltivazione” ha poi fatto presente a Pinuccio, che l’ha intervistato sulla vicenda, il dott. Ermes Trovò, presidente di Studio 3A. “Peccato che qui, come ha documentato il servizio, non ci si trovi in aperta campagna: “siamo proprio dentro al paese”.
“Oggi, che sono state anche installate delle barriere fonoassorbenti, l’ente gestore doveva intervenire e dare delle indicazioni ben precise. Dalla parte dov’è arrivato il treno la visibilità è completamente ostruita. La normativa imposta nel 1995 dal Ministero delle Infrastrutture afferma che bisogna avere almeno 3,5 metri di distanza dalla rotaia più vicina: qui siamo a circa due metri, una misura de tutto inferiore” ha aggiunto il dottor Trovò, citando una delle numerose violazioni alle norme di sicurezza individuate nella perizia dell’esperto a cui Studio 3A ha affidato la ricostruzione della dinamica e delle cause dell’incidente.
L’allusione, più precisamente, è alla Circolare del Ministero dei Trasporti – Direzione Generale della Motorizzazione Civile e dei Trasporti in Concessione – Direzione Centrale V – prot. n. 13(52)10-AL del 03/05/1995 “Sistemi di protezione di P.L. pubblici e privati per ferrovie e tranvie extraurbane Direttive”, dove si dà una definizione di “visuale libera” da intendersi come “distanza massima alla quale l’occhio di un osservatore, posto in un determinato punto della strada in prossimità dell’attraversamento, riesce a scorgere il treno. L’occhio dell’osservatore deve considerarsi situato a due metri dal bordo della strada relativo al senso di marcia, a metri 1,20 al di sopra del suolo e distante metri 3,5 dalla rotaia più vicina”.
Di tale disposizione normativa, successiva alla stipula della convenzione datata 1983 con le famiglie residenti che regola l’uso di quel passaggio a livello privato, le Ferrovie del Sud Est non hanno tenuto conto, omettendo di aggiornare la convenzione stessa con i propri utenti e di installare dispositivi idonei a consentire l’attraversamento in sicurezza, nel rispetto del disposto normativo. L’utente, infatti, deve avere la possibilità di percepire un treno in avvicinamento disponendo di una visuale libera già a 3,5 metri dalla rotaia più vicina, ciò che nel caso in esame è impossibile: la distanza del punto di osservazione è posto, come detto, solo a poco più di due metri dalla rotaia più vicina.
Violazioni sulla scorta delle quali Studio 3A ha presentato opposizione alla richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero della Procura di Brindisi, Valeria Farina Valaori, titolare del procedimento per omicidio colposo aperto dopo l’incidente e che per ora vede come unico indagato il macchinista del treno che ha investito il pensionato, un 64enne di Bari. Una conclusione, quella a cui è giunta il Pm, che può essere condivisibile per il conducente del convoglio, che non ha colpe, molto meno sul modo con cui si liquida la vicenda, non ravvisando responsabilità in capo alle Ferrovie del Sud Est e asserendo, in buona sostanza, che quel passaggio a livello sarebbe a norma. Oltre all’opposizione, Studio 3A ha richiesto anche un accurato accertamento sullo stato dei luoghi, attraverso l’affidamento di una perizia a un consulente tecnico d’ufficio, passo che la Procura non ha ancora ritenuto di compiere: la decisione del Gip, Paola Liaci, è attesa per l’udienza del prossimo 16 febbraio.
Ma Pinuccio non poteva non soffermarsi anche sulle “regole date qualche mese dopo il terribile incidente dalle Ferrovie del Sud Est per poter attraversare questi binari”, con l’ormai “famosa” lettera inviata ai residenti: chiamare con utenza identificabile il regolatore della circolazione a questo numero, dichiarare al ricevente le proprie generalità, indicare la progressiva chilometrica e la linea ferroviaria del P.l. in oggetto indicato, attendere l’autorizzazione da parte dell’operatore delle Ferrovie del Sud Est ad aprire il P.l., attraversare il P.l. nel più breve tempo possibile, chiudere il P.l. e comunicare all’operatore FSE l’avvenuta chiusura. “Quindi, uno dovrebbe fare tutta questa procedura, chiamare, aspettare, aprire, correre, richiudere, andare di là, richiamare e dire: “ho attraversato”. Ma noi ci poniamo una domanda: se uno non ha il telefonino, non può attraversare? E un’autoambulanza che arriva, e nessuno gli apre il cancello, come deve fare?” si è chiesto l’inviato di Striscia.
“Da una nostra indagine ci sono circa 300 passaggi a livello rurali e molti sono senza barriere all’avanguardia, sono in questa situazione se non peggiore. Chiediamo con forza un intervento perché le persone devono poter vivere e circolare in completa sicurezza” ha concluso il Presidente di Studio 3A, la cui battaglia non è limitata solo a rendere giustizia alla famiglia del signor Vacca, ma anche alla tutela dei tanti cittadini esposti a queste situazioni di pericolo e di estremo disagio.