OSTUNI, PRENDE FORMA L’ANIMA ARTISTICA DI PALAZZO ROMA
Un’opening ceremony speciale quella che è andata in scena domenica sera a Palazzo Roma a Ostuni. Prologo della stagione teatrale che entrerà nel vivo a ottobre e che ha voluto anticipare l’essenza dell’arte attraverso la musica e l’immaginario circense dei film di Fellini. Quattro turni di spettacolo nei quali Palazzo Roma ha spalancato le porte al pubblico per presentare i suoi spazi e la bellezza dell’arte ritrovata dopo i lavori di rinnovamento dell’edificio e il silenzio pandemico della scena. La première non poteva che essere dedicata al mondo felliniano, ai colori, ai suoni, alle eccentricità che rompono il silenzio dipingendo la realtà con il sogno, viatico ideale per una realtà rinnovata che si affaccia con il suo repertorio di spettacolo e di gourmandise.
Federico Fellini. Basta pronunciare questo nome per evocare un turbinio di immagini e di nomi quasi archetipici che sono ormai saldamente radicati nella memoria collettiva degli italiani, e non solo: paparazzi, clown, amarcord, la dolce vita e mille maschere e illusioni. Icona di visionarietà, come quella contenuta nel concept e nel progetto di Palazzo Roma, una scommessa che supera il cliché dell’unico scenario, del palco monouso per metterci dentro spettacolo dal vivo e food nel modo più creativo: «Palazzo Roma è anima in movimento – ha detto René De Picciotto, artefice della rinascita della struttura – perché è quanto richiedono i nuovi scenari dell’economia e del mercato. Non aveva senso fare un teatro, un cinema o un ristorante tradizionali. Ce ne sono già tanti. Non sarebbe stato un valore originale. Per questo abbiamo pensato a un luogo che potesse contemperare più esperienze. Perseguire novità è un buon modo per essere competitivi».
L’open act ha integrato due momenti successivi, scelti e intrecciati dai direttori artistici, Carmelo Grassi e Teresa Satalino: il concerto dell’Apulian Chamber Orchestra per fiati, archi e percussioni, composta da venticinque musicisti dell’Apulian Youth Symphony Orchestra (Ayso), che riunisce giovani esecutori provenienti da più conservatori italiani. Un viaggio di 15 minuti dentro un universo poetico nel quale le musiche di Nino Rota, l’alter ego musicale di Fellini, si legano intimamente alle immagini iconiche dei film del regista per creare un intreccio emotivo unico e irripetibile. Una partitura che Teresa Satalino ha saputo cucire sul genio, da «Prova d’orchestra» a «La Strada», da «Amarcord» a «Otto e mezzo», sulla libertà che il maestro della fantasia viveva nel cinema, nelle cose che faceva, nel mondo che in ogni set costruiva e decostruiva, si lasciava alle spalle per poi giocare a rievocare. La musica di Rota era l’abito perfetto per il cinema di Fellini, sempre sospeso, sempre a metà: i suoi film parlavano di viaggi, interiori e materiali, e di sogno perché – diceva – «non c’è niente di più sincero di un sogno».
Dalla sala alla corte, dalla musica alla danza, quella leggera e volatile di ResExtensa, la compagnia fondata e diretta dalla coreografa e regista Elisa Barucchieri, che grazie a un braccio meccanico proteso sul Palazzo, ha interpretato uno scorcio dei paesaggi felliniani sulle note e sulle parole dei film più celebri. Lo spettacolo, dal titolo «Nulla si sa, tutto si immagina», ha riscostruito le atmosfere nostalgiche del cinema di Fellini a passo di danza in volo, in acqua e a terra. Una immaginifica e poetica costruzione coreografica, capace di proiettare la corte in un mondo capovolto e onirico, tipico dei tratti e degli scenari felliniani. 15 minuti che hanno omaggiato la magia e l’insostenibile eleganza della danza aerea mescolandola all’opera di Fellini evocando significati, ricordi e riflessioni sulla potenza dei sogni. Perché, come diceva il Maestro, «non c’è persona più realista al mondo del visionario e del sognatore», e se è vero che la vita in fondo è una grande illusione ottica, per viverla basta essere un visionario oppure un bambino spudorato.
La stagione di Palazzo Roma dà appuntamento a venerdì 15 ottobre con «Trapunto di stelle», il concerto monografico dei «Radicanto» dedicato alla poetica carica di pathos e di intensità di Domenico Modugno, un pezzo di storia e di costume dell’Italia del Novecento.
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