Tanto tuonò che piovve. E’ proprio il caso di dirlo. L’Azienda Sanitaria Locale di Brindisi è stata costretta a prendere atto della fuga di medici verso la sanità privata e come primo provvedimento ha disposto la chiusura del reparto di chirurgia plastica. Così come da noi anticipato, la stessa divisione è priva da un anno del primario ed ha visto diminuire l’organico a dieci medici – tra chirurgia plastica e centro ustioni – a fronte dei 18 di qualche tempo fa. E tutto questo per la fuga di professionisti verso la sanità privata.
La decisione di chiudere i battenti ha avuto effetti immediati ed i tre pazienti ricoverati nel reparto sono stati trasferiti in chirurgia generale, mentre i medici sono stati dirottati verso il centro ustioni per assicurare una corretta turnazione. Il personale infermieristico, invece, è stato impiegato in chirurgia generale per dare man forte ai colleghi in un periodo difficile come quello estivo.
Della chirurgia plastica – come stabilito dalla direzione strategica dell’Asl – resta solo l’impegno ad assicurare una attività chirurgica di urgenza, ma è evidente che il problema maggiore resta irrisolto, visto che alla chirurgia plastica ci si rivolge per interventi programmati o per fronteggiare problemi oncologici come i melanomi.
Per tutto questo, ci si dovrà rivolgere ad altri presidi ospedalieri. L’ennesima conferma della fragilità della sanità pubblica di un territorio, come quello della provincia di Brindisi, già così ampiamente discriminato dalla Regione Puglia nelle scelte legate all’impiego di risorse e personale. Insomma, di male in peggio ed a rimetterci, ancora una volta, sono i più fragili e coloro che non possono permettersi il ricorso alla sanità privata.