Dopo alcuni sopralluoghi, i Carabinieri forestali del Nucleo investigativo (NIPAAF) di Brindisi hanno individuato il frantoio da cui provenivano le acque reflue nerastre che, per tracimazione dovuta alle ultime piogge, nei giorni scorsi avevano invaso le strade cittadine di Latiano, fuoriuscendo dai tombini della rete fognaria.
I militari hanno constatato che su un piazzale dell’ opificio erano accumulate sanse, stoccate in attesa di conferimento, oltre ad acque di vegetazione fuoriuscite da alcune vasche, che ancora percolavano verso due tombini afferenti alla pubblica fognatura.
Lo sversamento all’ interno dello stabilimento è stato dovuto probabilmente alla rottura di una pompa durante per operazioni di carico per il trasporto ed il riutilizzo all’ esterno delle acque di vegetazione della molitura delle olive.
Sono in corso ulteriori accertamenti per appurare cause e natura dello sversamento dei reflui, per cui sono intervenuti anche tecnici dell’ ARPA (Agenzia Regionale per la Prevenzione e protezione dell’ Ambiente); intanto, i Carabinieri forestali hanno provveduto a redigere un’ informativa a carico del legale rappresentante dell’ impresa, G.S. di anni 56, inoltrata alla Procura della Repubblica di Brindisi, per le ipotesi di deposito incontrollato di rifiuti.
Come è noto, secondo il Codice dell’ Ambiente (Decreto Legislativo 152 del 2006) le sanse e le acque di vegetazione possono essere riutilizzate per produzione di energia ovvero per miglioramento agronomico dei terreni, altrimenti ricadono nella normale disciplina dei rifiuti.
Le acque di vegetazione, se convogliate direttamente in rete fognaria, sono assimilate ai reflui domestici; in assenza di autorizzazione allo scarico, è prevista una multa (sanzione amministrativa) fino a 30.000 euro, ai sensi dell’ art. 133 dello stesso Codice, che nel caso specifico i Carabinieri forestali hanno provveduto ad irrogare al titolare del frantoio.