Massimo Giletti e il romanzo di Giuseppe Marchionna “I figli della Montecatini”


Presso il Cinema Teatro Impero di Brindisi si è tenuta la presentazione del nuovo romanzo di Giuseppe Marchionna “I figli della Montecatini”, alla presenza dell’autore che ha dialogato con Massimo Giletti e con l’editore, Antonio Dellisanti. Massimo Giletti è un giornalista, conduttore televisivo, conduttore radiofonico e autore televisivo, un volto molto noto per i tanti programmi di approfondimento seguiti da un numeroso pubblico. Ha esordito come giornalista nel 1988 nella redazione di Mixer e come conduttore televisivo negli anni novanta,presentando i contenitori di Rai 2 Mattina in famiglia, Mezzogiorno in famiglia e I fatti vostri. Una carriera molto lunga e Giletti si è sempre saputo distinguere per uno stile incisivo e per la capacità di affrontare temi molto complessi, sia politici che sociali. Il suo linguaggio, sempre diretto e,talvolta, provocatorio, alla ricerca della verità anche quando tutto questo lo ha portato a scontrarsi con personaggi molto noti. Giletti ha detto di avere accettato subito l’invito perché era rimasto impressionato dal “giovane” Sindaco Marchionna che aveva saputo affrontare l’esodo albanese, nonostante lo Stato lo avesse lasciato solo per cinque giorni, prima di capire come intervenire. Un giovane Sindaco in una situazione veramente difficile e una città che aveva risposto con amore e tanta solidarietà.
Un dialogo interessante, tra aneddoti e battute, e molto coinvolgente, durante il quale sono stati focalizzati i punti fondamentali del libro che, in circa 800 pagine, descrive la generazione dei primi anni cinquanta che ha vissuto il grande cambiamento della città. Brindisi è, sicuramente, la reale protagonista che si trova a dovere fare i conti con un’industrializzazione forzata del Meridione. Saranno proprio le esperienze vissute da un gruppo di amici, nati nei primi anni cinquanta, (Giulio Certaldo, Laura Guarri, Antonio Gagliuzzo, Sara Zaffrico, Luca Agnosti, Elena Certaldo, Davide Belarti, Tina Apicelle, Alberto Germinico e Francesca Sorgati), a condurre il lettore e coinvolgerlo nella narrazione di un periodo così importante al fine di quello che sarebbe avvenuto in futuro. Un periodo di profondi mutamenti che segnano il passaggio dalla giovinezza spensierata all’età adulta di questi ragazzi. L’insediamento del petrolchimico porta con sé problematiche legate all’ambiente e alla qualità della vita. La “Grande Fabbrica” è una protagonista silenziosa, ma onnipresente. Il libro racconta sessanta anni di storia, fino al 2020, anno del covid. Una narrazione importante, soprattutto per le nuove generazioni che non conoscono nulla riguardo alla trasformazione della città avvenuta in quegli anni. Da una parte i fatti realmente accaduti e dall’altra parte lo sguardo intimo e personale dei personaggi. Il libro evidenzia tutti i cambiamenti epocali, dai movimenti giovanili del 1968, l’arrivo della televisione, lo sbarco sulla luna, la crisi di Tangentopoli e la rivoluzione delle comunicazioni digitali. Quello che si evince è l’impatto della “Grande Fabbrica” sulle relazioni umane e sulla cultura locale. Un libro che, sicuramente, potrà costituire un valido aiuto per comprendere pienamente la storia della nostra città in un periodo così denso di cambiamenti. Anna Consales

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