MACCHIA (CGIL): MORTI BIANCHE E INFORTUNI. IN ITALIA CONTA IL PROFITTO E NON LA SICUREZZA

Morti bianche e infortuni, in Italia conta il profitto ma non la sicurezza dei lavoratori

Da pochi giorni è trascorso il Primo Maggio, giornata dedicata a tutti i lavoratori, con un pensiero particolare rivolto verso coloro che per il lavoro hanno perso la vita.

Ancora una volta siamo costretti a dover aggiornare le già pesanti statistiche sulla morte e gli infortuni dei lavoratori nei cantieri: ieri una colata incandescente ha investito quattro Lavoratori delle acciaierie di Padova e sono ora in condizioni gravissime con ustioni su tutto il corpo; pochi giorni fa presso la Fincantieri di Monfalcone ha perso la vita un ragazzo di 19 anni ed a Carrara  un altro operaio è stato schiacciato da una pala meccanica mentre lavorava il tanto prezioso marmo.

Ormai queste notizie sono tanto simili ad un quotidiano e scomodo bollettino di guerra, solo che le vittime non hanno scelto di combattere, ma solo di lavorare per assicurare una vita dignitosa  a sé ed ai propri familiari.

Una carneficina silenziosa di cui si parla di rado, se non in prossimità di avvenimenti clamorosi come gli eventi in questione, poiché si tratta di fatti “ fastidiosi”.

Rendere il lavoro sicuro, fuori dal ricatto sui tempi, sui costi, sulla precarietà è la priorita’.

È urgente aumentare i controlli e la formazione, pretendere la messa in campo di tutte le misure di sicurezza, aumentando la prevenzione e i controlli in azienda. Cosa si aspetta, per esempio, ad assumere nuovi Ispettori del Lavoro, attesa la grave carenza di tali importanti figure professionali?

L’incalzare quotidiano degli infortuni, e in particolare di quelli mortali, è il durissimo prezzo che stiamo pagando anche a causa di un mercato del lavoro dove la precarietà la fa da padrona.

I precari del Jobs Act – per essere chiari – difficilmente sollevano polemiche di fronte a misure di protezione e sicurezza carenti, tanta è la paura di perdere il posto di lavoro.

A questo aggiungasi che  la catena produttiva si frantuma in una giungla sempre più fitta di appalti e subappalti, dove è più difficile vigilare sul rispetto delle regole e diffondere una cultura della formazione e della prevenzione.

Il nostro impegno come CGIL è,  e deve essere sempre,  quello di vigilare sulla sicurezza  e pretendere che le aziende attuino, oltre al superamento delle criticità suddette, realmente la formazione dei lavoratori.

Siamo tutti consapevoli che la formazione è un costo rilevante per le aziende, ma da questa non può prescindersi.

Formare adeguatamente un lavoratore, equivale ad avere maggiore sicurezza nei cantieri, e forse anche meno gente inesperta e più vulnerabile agli infortuni.

In parallelo devono essere riconosciuti gli strumenti ed i presidi previsti dalla normativa sulla sicurezza affinchè i cantieri divengano sempre più posti in cui un cittadino si realizza attraverso il lavoro e non venga, invece, travolto mortalmente dal medesimo lavoro che per lui significa dignità.

 

Il Segretario Generale

Antonio Macchia

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