Macchia: «La Gazzetta del Mezzogiorno non spenga la voce dei territori, Edime riveda il folle piano dei 75 licenziamenti»
La Gazzetta del Mezzogiorno non spenga la voce dei territori, Edime riveda il folle piano dei 75 licenziamenti. La Camera del lavoro di Brindisi, nell’esprimere solidarietà e vicinanza nei confronti dei 47 giornalisti e dei 28 poligrafici compresi nell’avvio della procedura di licenziamento collettivo da parte di Edime, invitano la società a non privare le province di Puglia e Basilicata di un presidio di democrazia e legalità, di giornalismo attento e puntuale che per 136 anni ha raccontato con equilibrio la storia dei nostri territori.
Due anni fa circa, avevamo salutato con gioia l’arrivo dei nuovi editori che si sobbarcavano la difficile impresa di risollevare le sorti della storica testata, constatiamo però con altrettanta amarezza la presentazione, proprio alla vigilia del 136° compleanno, di un piano lacrime e sangue che getta nello sconforto 75 famiglie, 75 professionisti dell’informazione che col loro lavoro danno quotidianamente voce ai territori di Puglia e Basilicata. Professionisti che arrivano già da anni difficili in cui hanno vissuto sulla loro pelle tutti i sacrifici possibili per salvare il giornale: soffrendo a denti stretti nel periodo di chiusura ed accettando le costrizioni imposte con la cassa integrazione che ancora oggi sopportano, ma non smettendo mai di raccontare la vita dei territori lavorando con passione ed entusiasmo e senza stare a guardare l’orologio delle ore retribuite.
Se a fronte di questo impegno – che ha fatto di questa testata un punto di riferimento della società ad ogni livello, in ogni settore: economico, politico, sociale, culturale – il «premio» per questi lavoratori dell’informazione è quello dei tagli lineari, crediamo che la società abbia ben poca voglia di fare impresa e contribuire alla crescita dei nostri territori perché sta già rinunciando in partenza nella ricerca di individuare soluzioni ad una crisi che coinvolge tutto il mondo della carta stampata – la quale, sebbene innegabile – offre tanti strumenti per essere affrontata e superata senza fare «macelleria sociale». La dichiarazione del 70% di esuberi (75 persone su 110) – confermato nell’incontro di due giorni fa con il Cdr, Assostampa Puglia e Basilicata e Federazione nazionale della stampa – è quindi inaccettabile – dal momento che soluzioni per mantenere i posti di lavoro (dagli ammortizzatori sociali per accompagnare i lavoratori vicini alla pensione allo smart-working) esistono, specie a fronte di un ingente finanziamento che sarebbe stato richiesto al Dipartimento per l’Editoria – e tradiscono una «visione miope» da parte dell’azienda che fonda la sua storia e il suo successo editoriale proprio nel racconto – per quasi un secolo e mezzo – della vita dei nostri territori. Una vita che, mai come in questo momento storico, ha bisogno di essere raccontata con professionalità, qualità e conoscenza del territorio, cosa che questo giornale ha sempre fatto.
Crediamo che ogni testata giornalistica presente o che nasce, sia una voce in più a difesa della democrazia, della legalità, della giustizia sociale, della libertà, dei diritti di questo Paese. E che la chiusura o il ridimensionamento drastico – come in questo caso – corrispondano a «spegnere un faro» che illumina questi valori fondamentali. Ogni giorno ci misuriamo con crisi aziendali e vertenze in cui per meri calcoli algebrici le imprese sottovalutano la ricchezza rappresentata dal capitale umano che, al contrario, viene solo visto come un costo. Se questo principio non vale nella maggior parte dei settori, è assolutamente inammissibile per una azienda editoriale che fonda, proprio per la complessità del lavoro svolto, la sua ricchezza proprio nel capitale umano, nella conoscenza e nella competenza dei suoi lavoratori.
Crediamo proprio per questo che la Edime debba impegnarsi diversamente e con maggior vigore nel rilancio della Gazzetta del Mezzogiorno scegliendo altre soluzioni che non siano i tagli perché questa direzione è sbagliata. Crediamo che la chiusura di tutte le redazioni decentrate rappresenti un pericoloso segnale di resa al pur difficile mercato editoriale che «spegne un faro» su tutti i territori di Puglia e Basilicata e si traduce in una perdita di interesse per le nostre province. Una scelta sbagliata perché è come se un contadino, anziché tagliare i rami secchi, andasse a tagliare invece le radici, tutti sanno cosa ne seguirebbe.
La Cgil di Brindisi crede nel valore di ogni testata giornalistica e proprio per questi motivi respinge questo piano di ridimensionamento scellerato che rischia di portare alla scomparsa del giornale storico di Puglia e Basilicata auspicando un «cambio di rotta» già a partire dal prossimo 30 novembre quando è previsto un nuovo incontro tra le parti e invita gli editori a ricercare altre soluzioni. Auspichiamo altresì l’impegno della politica regionale e locale finora assente per scongiurare ogni taglio possibile.
Antonio Macchia
Segretario Generale
Cgil Brindisi