A volte anche grandi investimenti industriali passano attraverso strategie di comunicazione. E potrebbe accadere la stessa cosa anche a Brindisi in relazione al futuro del progetto per la costruzione di un deposito di Gnl da parte di Edison.
Nei giorni scorsi da un quotidiano locale è stata anticipata la notizia di un possibile disimpegno di Edison che starebbe per rinunciare all’investimento, anche a causa della possibile perdita di un finanziamento con fondi del PNRR di circa 39 milioni di euro.
Dopo qualche ora è giunta una smentita da parte di Edison in cui si fa riferimento alla possibilità di avviare il cantiere entro il prossimo mese di dicembre.
Ma in ambito portuale brindisino sono in tanti ad affermare che qualche indicazione è stata data alle imprese che stavano lavorando nel cantiere per sospendere con effetto immediato qualsiasi lavorazione.
E’ evidente che un dubbio sorge spontaneo: Edison vuole davvero andar via da Brindisi oppure le voci messe in giro erano solo finalizzate a verificare se ci sono le condizioni per dar vita ancora una volta ad un fronte di favorevoli al deposito di Gnl, oppure se coloro che sono contrari hanno assunto un ruolo dominante nel territorio. Ed in effetti nelle redazioni sono arrivati i soliti comunicati in cui si sostiene di non rinunciare ad alcun investimento per contrastare una disoccupazione dilagante.
Il vero problema – vale la pena ricordarlo – sta nel fatto che chi si oppone lamenta un possibile mancato rispetto delle norme di sicurezza relative alla distanza tra i fasci di binari delle banchine del porto e il muro di cinta del deposito Edison. Ed è su questo che il 19 giugno si pronuncerà il Tar del Lazio sulla base di un ricorso presentato dall’Autorità Portuale nei confronti del parere negativo rilasciato dal Consorzio Asi secondo cui la distanza deve essere di trenta metri, mentre nel progetto i metri sono solo cinque.
Il problema resta solo questo e almeno in questa occasione le strategie di comunicazione conteranno ben poco.