Si fa un gran parlare del “Nuovo polo delle Energie Rinnovabili” che la A2A intenderebbe realizzare nell’area e che, sostanzialmente per come presentato, ha due obiettivi:
- il primo del tutto palese e relativo alla sottoscrizione di un Accordo di Programma con le Amministrazioni locali e quella Regionale, che garantirebbe una procedura autorizzativa più snella e veloce, l’eliminazione dei vincoli restrittivi esistenti, l’inserimento dell’impian-to nel Piano regionale e pure la ricerca di finanziamenti;
- Il secondo, meno esplicitato è quello di mantenere, in qualche maniera, in vita i due gruppi della centrale di Brindisi Nord che, potenzialmente ancora oggi, sono in grado di produrre energia e compensare le perdite subite nell’acquisizione della ex Edipower.
A2A, folgorata sulla solita via, dopo la batosta presa con l’impianto per la produzione di CSS-Energite con l’astuzia della co-combustione con il carbone, sventata dalla contrapposizione degli Enti e dalle puntuali “osservazioni” fatte da Legambiente ed Altri, cambia strategia e dalla arroganza tipica dei grandi gruppi, passa a politiche di aggiramento degli ostacoli attraverso la proposta di un “Accordo di Programma”.
E’ questo, a mio avviso, un approccio diverso e più confacente alla giusta correlazione fra gli interessi aziendali, del tutto legittimi e quelli pubblici per i quali, ovviamente, la Cittadinanza tutta e non solo la carente rappresentanza politica, deve partecipare al fine di ottenere il così detto “beneficio sociale”.
Ma A2A parte con il piede sbagliato in quanto ritenendo che l’altro grande filone dei rifiuti (oltre al rinunciato CSS) che ha prospettive quantitative di crescita è quello degli organici rivenienti da raccolte selezionate e del mercati (Frazione Organica dei RSU – FORSU), propone la realizzazione di un impianto di compostaggio anaerobico in un “fermentatore” e con il “digestato” (parte residuale del rifiuto organico presente nel fermentatore) in trattamento aerobico; questo ultimo con forte produzione di ammoniaca.
Sulla carta, dovendomi limitare alla sola brochure presentata, dovrebbe essere un buon impianto, a tecnologia ormai matura e consolidata (come quello di Erchie) e per il quale gli aspetti da valutare attentamente, a salvaguardia della possibile contaminazione odorigena, sono da verificare nel progetto definitivo ed in particolare nel “Sistema di monitoraggio e Controllo”, sia interno che esterno, delle varie matrici ambientali.
Non posso negare, alla mia coscienza, di essere favorevole a questi impianti, fatte salve tutte le garanzie connesse all’abbattimento delle fonti di produzione di inquinanti odorigeni ed all’attento e puntuale sistema di monitoraggio e controllo.
Ma non è questo il punto! Il nostro territorio, dopo decenni di sfruttamento e contaminazione, indotta da grandi impianti a tecnologia “matura”, ha bisogno di una spinta innovativa e di tecnologie in grado di concretizzare il reale “beneficio ambientale”.
I rifiuti FORSU, quasi esclusivamente a matrice organica, si prestano molto bene per trattamenti innovativi che vanno ben oltre il “compostaggio” e la produzione di “biogas” e “compost” e senza alcuna combustione ma con metodiche di disgregazione molecolare a bassa temperatura e cracking, per la produzione di “bio-diesel” di seconda e terza generazione; tali impianti sono, fra l’altro, ad emissione atmosferica nulla se la CO2 prodotta viene riutilizzata in serre e/o liquefatta, per gli innumerevoli utilizzi che può avere.
Eppure da una grande azienda come A2A mi sarei aspettato una proposta più qualificante dal punto di vista tecnologico ed impattante con l’ambiente e la salute pubblica, oltre ai noti problemi di localizzazione.
Ma anche per l’impianto solare termodinamico, per il quale vi è totale condivisione avendolo fra l’altro già proposto da Legambiente, mi sarei aspettato qualcosa di più innovativo rispetto, ad esempio, alla fase di accumulo del calore che è limitato al riscaldamento della semplice “sabbia”; oggi la tecnologia di accumulo del calore è ben più avanzata !!
Sfugge ad A2A che la Puglia è la più avanzata regione d’Europa nella capacità d’accumulo, trasporto e distribuzione dell’energia elettrica su moduli di magnesio, attraverso il progetto comunitario “INGRID” al quale partecipano le maggiori aziende italiane (fra cui Enel Distribu-zione), oltre che ai maggiori partner francesi, spagnoli e belgi; il progetto, in fase di ultimazione, consiste (sinteticamente) nella capacità di produrre idrogeno da fonti rinnovabili (come l’impianto proposto da A2A) attraverso un elettrolizzatore e stoccarlo in moduli inerti di magnesio che hanno la capacità di immagazzinarlo e, tramite “celle a combustione”, di produrre energia pulita in tempi e modalità ottimali.
Uno degli obiettivi del progetto Ingrid, il cui impianto è in funzione a Troia (Fg) è quello di inte-grare, con efficacia, le fonti di energia rinnovabile e dimostrare l’uso di tecnologie innovative di stoccaggio di idrogeno allo stato solido, da inserire, in un ciclo chiuso, ad elettrolizzatori ad acqua e sistemi di celle a combustione ottenendo un ciclo un elevato rendimento (> 60%).
Ed allora mi chiedo, per quale motivo questo territorio deve essere sempre a servizio degli interessi delle grandi aziende che non propongono nulla o quasi di innovativo?
Ben il 40% circa dell’area del Consorzio ASI è del tutto inutilizzata e si presta bene, con le infrastrutture esistenti, ad accogliere nuovi impianti a tecnologia evoluta che, in quanto tale, garantisce efficacia nel rispetto delle matrici ambientali e della salute pubblica.
Ben vengano anche gli “Accordi di Programma” fra aziende innovative ed Enti pubblici, purchè sia reale il “beneficio ambientale e quello sociale” e ben vengano anche quelle aziende a tecnologia evoluta che garantiscono anche la creazione di comparti lavorativi a supporto ed occupazione di qualità.
Prof. Dott. Francesco magno