Nei giorni scorsi è stato pubblicato il Rapporto Crea che analizza le performance delle Regioni nell’ ambito dei servizi sanitari. La Puglia si trova tra le ultime sei regioni, tutte del sud. La qualità della sanità pugliese scivola in basso in termini di efficienza ed efficacia, una discesa sempre più ripida nonostante ci siano professionisti di eccellenza un po’ ovunque nei maggiori ospedali. Lunga burocrazia, reparti che dovrebbero lavorare in equipe e in rete che sono invece scollegati tra loro. Personale ridotto e insufficiente per gestire le emergente, talvolta affaticato e sotto stress. L’errore umano, a quel punto, ha probabilità di accadere. File d’attesa lunghissime per prestazioni mutuabili, tempi brevissimi per prestazioni intramoenia, ancor più brevi se non immediate presso strutture private. Disagio nei reparti, dove da casa, talvolta, devi portare il cuscino oppure il parente deve tenere la boccetta della flebo in alto col braccio teso per insufficienza di supporti, spese non ben razionalizzate. Questa è solo la punta dell’iceberg. Un tempo eravamo tra le regioni più virtuose nella sanità pubblica, nonostante fossero carenti o fatiscenti le strutture di accoglienza. Si susseguono i Dirigenti, non migliorano le gestioni. Quali sono i punti di debolezza? Cosa ostacola l’inversione del senso di marcia? Sono domande le cui risposte hanno tardato troppo e devono arrivare presto. Eppure l’impressione è che si giri intorno alle soluzioni con interventi locali di rattoppo piuttosto che strutturali e gestionali in rete. Questo modo di agire si traduce in ancor più gravi inefficienze e spreco di denaro pubblico. Mentre qualche politico più attento denuncia e propone, I tempi si allungano per motivi burocratici dovuti a chi sa cosa. I pugliesi non meritano ciò, fanno viaggi della speranza in regioni che potremmo semplicemente prendere come modello e riportare da noi. Incomprensibile ai più, me compresa. Sarebbe giunta l’ora di interagire in maniera seria e capillare in una congiunzione tra tecnici e politici, dove i primi progettano una rete strutturata di efficienza di risorse umane e spesa pubblica, mentre gli altri assolvono il compito di legiferare in merito e provvedere allo snellimento burocratico e alle tempistiche. Maria Gabriella Ligorio.