Brindisi è una città che ha perso nel tempo un’identità politica e che ha bisogno oggi, nei confronti del
Governo nazionale, regionale e territoriale, di un cambiamento con concreti risultati sulle politiche
industriali, economiche, sociali e occupazionali.
La causa, a parere mio, è dovuta esclusivamente alla mancanza di una programmazione per uno sviluppo
certo.
Le negatività, quindi non sono solo alle austerità, dovute alla pandemia Covid-19 o alle Guerre tra Russia e
Ucraina e quella tra Hamas ed Israele.
Le considerazioni fanno riscontro di un dualismo che si riscontra nelle differenze “su ciò che ha” il Nord e
quello che “non ha” il Sud.
Il dibattito politico ha i suoi effetti se le considerazioni sono dovute anche alle politiche passive da parte
della rappresentanza dei politici territoriali.
Il divario, però lo sappiamo tutti, è dovuto al nuovo processo d’industrializzazione dell’Italia, come quando
si avviò nel Triangolo industriale (Milano – Torino -Genova), che diede notevoli vantaggi economici
concentrando l’industria in questi territori e favorendo l’ascesa del divario tra Nord e Sud Italia.
Cominciò così la “questione meridionale” nelle differenze sociali, economiche e manifatturiere.
Brindisi vuole superare le sfide di ostracismo verso le differenze che non rilanciano lo Stato Sociale, che non
affrontano le sfide dell’innovazione, che non valorizzano il manifatturiero brindisino, la sanità territoriale e
non consegnano una cultura rispondente al saper fare per il territorio attraverso investimenti che
favoriscano un’occupazione stabile e qualificata.
La città di Brindisi e provincia sono nella possibilità di poter ridurre, almeno in parte, questo divario. Ha
bisogno, però, di una svolta necessaria di cultura politica industriale, per non essere di Serie B.
La necessità è in un Programma Industriale di sostegno da parte del Governo nazionale nel supporto
evolutivo del sistema industriale per lo sviluppo della Chimica, della Farmaceutica, dell’Energia, che sono
riferimenti importanti del territorio, altrimenti sono “una palla al piede”
Pensiamo alla Proposta del Piano Nazionale integrato misto per l’energia, aperto alle politiche di
decarbonizzazione e alle energie rinnovabili, che sono d’interesse nazionale e di riferimento per la città per
coniugare e promuovere un Piano di Sviluppo, capace di affrontare le sfide legate al processo di integrazione
dei mercati e alla promozione del ruolo attivo della domanda e offerta del lavoro, dell’economia e della
finanza.
Si chiedono, perciò, certezze ed attenzione positive da parte della politica e delle istituzioni per la città sul
lavoro e sullo sviluppo industriale che hanno causato un azzeramento dei pilastri economici del
manufatturiero e del suo indotto, dovuto quest’ultimo, di certo a una mancanza di programmazione
industriale territoriale di prospettiva futura per la città e desiderosa di una Svolta di cambiamento culturale
per i bisogni della comunità che sono nel “Valorizzare il presente e costruire il futuro”, ma chiediamo perché
non si fanno?
Infine è necessario un Piano strutturale per le coste brindisine che ha un’area portuale naturale e ha un
aeroporto interessanti che possono alimentare “turismo e ricchezza”.
In ultimo il PNRR è un Piano prioritario che potrebbe avviare altre chances alle politiche dell’Essere per la
città per colmare il gap tra Nord e Sud affrontando le sfide strategiche per lo sviluppo del territorio.
Brindisi 01/12/2023
Antonio Licchello