Lettera di un lavoratore della centrale di Cerano…

Gli scenari politici Nazionali e Internazionali a volte contribuiscono a distogliere l’attenzione dai territori che negli ultimi periodi stanno attraversando crisi di ogni tipo, tra cui emerge l’assenza di un lavoro stabile o peggio ancora la perdita di quello esistente. Questo fenomeno ci trascina verso la crisi di intere comunità indebolendo il già fragile tessuto sociale esistente è contestualmente affonda l’economia locale. In quest’ottica assume particolare rilevanza il fermo produttivo della Centrale Enel di Cerano e la sua programmata chiusura definitiva nel corso del prossimo anno, poiché se da un lato ciò è stabilito da un decreto governativo, dall’altro però ad oggi non si intravedono soluzioni alternative e continuative a tutela degli attuali occupati. Con i soli progetti, infatti, le famiglie non campano poiché legate a doppio filo alle poche risorse esistenti che ancora resistono nonostante le evidenti difficoltà. Tale contesto quindi, che al momento viene solo ben descritto dai sindacati e dalla politica sotto forma di continue esibizioni caratterizzate da molta apparenza e poca sostanza, in realtà necessita di impegni che le Istituzioni ai vari livelli debbono condividere e sottoscrivere come una vera forma pattizia, al fine di garantire il vecchio ed il nuovo lavoro. Tutto ciò ha un senso se gli investimenti verranno riconfermati, ma nel frattempo occorre finanziare la cassa integrazione straordinaria come strumento ponte tra le attuali occupazioni e quelle a venire. È ovvio, che di tutto questo, l’Azienda Enel non può essere soltanto spettatrice, ma dovrà invece e contestualmente, avviare la bonifica della Centrale ed attuare i progetti di riconversione e smantellamento, poiché il territorio va favorito e valorizzato e non certo abbandonato. Per tutto questo, i lavoratori si aspettano la firma degli accordi entro il corrente anno nell’auspicio che non vengano delusi, poiché altrimenti le loro legittime reazioni potrebbero diventare incontrollabili qualora indotti e spinti all’esasperazione.   

UN LAVORATORE DELL’IMPIANTO DI CERANO Daniele Mazzotta

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