Fondo europeo per la transizione energetica e futuro del polo energetico di
Brindisi
Nei giorni scorsi si è aperta un’accesa discussione in merito ai piani per la transizione giusta ed in particolare alla decarbonizzazione del polo energetico di Brindisi. Ci si è riferiti al fatto che tale polo non è più incluso fra le priorità italiane a differenza del Sulcis e del siderurgico di Taranto e a tali affermazioni c’è chi ha risposto sostenendo che le decisioni della commissione europea saranno assunte alla fine dell’anno. È vero che il governo aveva indicato le priorità e che di esse il presidente del consiglio Conte ha parlato nell’ultimo incontro diretto con la presidenza della commissione europea, tanto da ribadire l’impegno primario per Taranto ma, come la stessa commissione europea ha ribadito in una comunicazione inviata recentemente ai diciotto Stati che al momento hanno aderito al piano per la transizione giusta, fondamentale ed urgente è la redazione dei piani territoriali nei siti in cui si dovrà procedere con la decarbonizzazione, chiedendo il sostegno tecnico e quindi finanziario alla stessa commissione e aprendo una costruzione partecipata che coinvolga i portatori d’interesse, fra i quali le associazioni ambientaliste, a livello nazionale, regionale e territoriale.
Nel polo energetico brindisino sono attualmente insediate le centrali termoelettriche di Enel (2640 Mw con alimentazione a carbone), di Enipower (1170 Mw a turbogas) e di A2a (1280 Mw con alimentazione a carbone), quest’ultima fuori esercizio dal 2012.
Tutte le centrali alimentate a carbone dovrebbero chiudere la loro attività entro il 2025, ma il mercato ha già portato alla chiusura dell’impianto di A2a ed all’esercizio di un gruppo equivalente della centrale Enel. Enel ha presentato un progetto per la realizzazione di tre nuovi gruppi alimentati a gas per il quale la commissione VIA del Ministero dell’Ambiente ha rigettato la richiesta di semplice verifica di assoggettabilità a VIA, mentre A2a ha presentato un progetto, per il quale non è stato ancora espresso un giudizio di compatibilità ambientale, per la realizzazione di otto motori endotermici.
Sui due progetti sono stati espressi rilievi tecnici (in primis dall’Arpa), istituzionali e del movimento ambientalista profondamente critici ed è evidente che la decarbonizzazione debba comportare l’uscita dall’utilizzo di tutti i combustibili fossili, metano incluso, in impianti termoelettrici, che sarebbe inammissibile l’autorizzazione di nuove centrali termoelettriche e che il Governo italiano dovrebbe con forza investire sulle fonti rinnovabili, bonificare siti altamente inquinati (quali quelli di Brindisi) ed approvare un piano di rigenerazione dell’area che va dal petrolchimico brindisino fino alla centrale Enel, restituendo alle vocazioni portuali e retroportuali l’area pesantemente asservita dall’insediamento di A2a.
Al Governo si chiede di chiarire ufficialmente la posizione in merito alla redazione dei piani territoriali per la transizione giusta ed al piano di decarbonizzazione, con particolare riferimento al rispetto degli impegni relativi alla chiusura della centrale Brindisi sud entro il 2025 ed alla relativa disponibilità dei fondi europei, confermando l’obbiettivo di investire sulle fonti rinnovabili e non sul metano, tutelando i livelli occupazionali ed attivando le risorse finanziarie europee in favore di un green new deal nel territorio di Brindisi. Al presidente della Regione Puglia Emiliano ed al sindaco Rossi chiediamo nuovamente un formale impegno ad esprimere una posizione contraria alla costruzione degli impianti, alimentati da fonte fossile, proposti da ENEL ed A2a ed a costruire da subito i piani territoriali per la giusta transizione di competenza regionale e comunale, fondati sulle fonti rinnovabili e su una complessiva transizione ecologica, con il sostegno offerto dalla commissione europea e con la partecipazione diretta di tutti i portatori d’interesse legittimati, fra i quali le associazioni ambientaliste, al fine di ottenere l’inclusione nel piano complessivo europeo, nel just transition found, nei programmi strutturali europei 2021-2027 e nei programmi di finanziamento della Banca Europea Investimenti (BAI) .
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No al Carbone
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