Nei giorni scorsi nella sede della Prefettura di Brindisi, alla presenza del Ministro dell’Ambiente
Pichetto Fratin e del presidente della Regione Puglia Emiliano, è stata annunciata la conclusione dei
lavori in corso nella discarica di rifiuti pericolosi Micorosa a Brindisi.
Al di là del fatto che bisognerebbe capire che vi sia stata l’effettiva dismissione piena dei lavori di
cantiere, va detto che non siamo di fronte ad una bonifica ma ad una messa in sicurezza dell’area: la
differenza è sostanziale perché la bonifica avrebbe dovuto comportare il recupero e lo smaltimento
dei rifiuti a termine di legge e il ripristino pieno dello stato dei luoghi, con conseguente disponibilità
dell’area per altre attività o per un progressivo reinserimento ambientale all’interno del Parco delle
saline e degli stagni di punta della contessa e fiume grande.
In realtà siamo di fronte ad una messa in sicurezza con tombamento di rifiuti pericolosi, che hanno
prodotto nel tempo gravi danni ambientali e della semplice copertura dell’area che rimane quindi
non disponibile e che non prevederà alcun recupero ambientale e per attività compatibili. L’area
interessata è di 57 ettari e ciò che complica ulteriormente la situazione è che vi è una parte
interessata dall’intervento di proprietà eni, in quanto si dovrebbe procedere a monitoraggio costante
sulle matrici ambientali e quindi è necessario che ciò avvenga sotto la supervisione e il controllo
dell’Arpa.
Non siamo di fronte ad una bonifica semplicemente perché, in modo assurdo e che con una diffida
avevamo chiesto di attenzionare da parte dell’autorità giudiziaria, si è voluto procedere ad una
assegnazione della gara d’appalto al massimo ribasso, addirittura giunto fino al 74% rispetto alla
base d’asta: ciò ha comportato il dover procedere all’assegnazione di lavori di sola messa in
sicurezza ed ad una discutibile attribuzione degli stessi lavori ad una società, che evidentemente non
era affidabile da vari punti di vista, ciò comportando ritardi, ulteriori danni ambientali anche al di
fuori dell’area di diretta pertinenza della discarica, e un inquinamento anche connesso ad interventi
tecnicamente a dir poco discutibili sulla falda.
Legambiente, non esulta quindi per una bonifica che tale non è, e chiede che il monitoraggio
richiamato sia effettivamente sotto la direzione dell’Arpa a tutela dell’ambiente e della salute
pubblica e contemporaneamente che non si ripetano appalto al massimo ribasso, in relazione a
progetti e ad iter autorizzativi estremamente complessi e delicati in un’area SIN che, a fronte di un
ottimo livello di caratterizzazione pari al 97% ha un livello di bonifiche su tutte le matrici
ambientali che non raggiunge il 10%.
Il Presidente
Doretto Marinazzo