Speriamo non si torni alla pratica della polvere sotto i tappeti.
Perché questa sembra essere la direzione imboccata dall’amministrazione nonostante le popolari e meritorie inaugurazioni passate e future di boschi, foreste, palaeventi e spiagge.
Ma la situazione non è solo drammatica è anche grottesca perché è stata la stessa amministrazione, con onestà e coraggio, a denunciare la polvere trovata sotto i tappeti.
Il disavanzo accumulato negli anni precedenti, i debiti fuori bilancio, lo sbilanciamento del conto di tesoreria , le fatture da pagare, le somme a destinazione vincolata da ricostituire, spese superiori alle entrate ed una capacità di riscossione del 22%.
Ed oggi è come se quella denuncia si fosse persa nel tempo remoto.
In realtà è di pochi mesi fa la severa reprimenda del Commissario ad Acta che imponeva di ristabilire la legalità e di ritornare nel solco del piano di riequilibrio pluriennale che la stessa maggioranza aveva approvato nel gennaio 2020 dopo aver preso definitivamente atto della situazione deficitaria dei conti. Tanto da far dire al sindaco in occasione della conferenza stampa del 21 novembre scorso che un suo rammarico era quello di non aver aderito prima al piano di riequilibrio.
Soluzione estrema; ma comunque una soluzione.
Sembra tuttavia, leggendo gli atti relativi al bilancio di previsione 2021-2023, che la storia recente, le scelte e le responsabilità, intese come coerenza con gli impegni assunti con a città, siano state accantonate, dimenticate. Perché il piano di riequilibrio nella crudezza dei numeri rappresentava e rappresenta scelte politiche. Dietro di esso c’era, con tutte le contraddizioni del caso, la scelta di non fare un’operazione massiva ed impopolare di revisione della spesa, ancorché necessaria; ma di aderire ad una meno cruento, per la città, programma ventennale di risanamento dei conti pubblici.
In poche parole tra tagliare tutto e subito oppure graduare nel tempo i tagli si è scelta la soluzione meno “sanguinosa”.
Ma il piano di riequilibrio ubbidisce a regole ferree che non valgono solo quando c’è il Commissario ad Acta, mentre con il nuovo dirigente ed il nuovo assessore non valgono più.
Ed anche le previsioni cardine dell’approvando bilancio di previsione (il termine ultimo di approvazione era il 31 maggio scorso, la stessa del rendiconto 2020 di cui all’orizzonte non se ne scorge la “sagoma”) non possono essere prese a sentimento con ipotesi ottimistiche per l’IMU, così come per l’addizionale comunale; con una riduzione estemporanea di circa 6 milioni di euro del fondo contenzioso operata dal direttore di ragioneria “inaudita” (senza uno straccio di relazione) l’avvocatura; senza chiarire se è stata rispettata la copertura della rata di 2.750.000 di euro prevista nel piano di riequilibrio anche per il 2020 ovvero se è stato creato ulteriore disavanzo; senza spiegare le incongruenze tra Documento Unico di Programmazione ed il bilancio di previsione come quella eclatante che riguarda l’affidamento dei parcheggi alla BMS.
Chiara si delinea la superficialità con la quale questa amministrazione si stia appropinquando all’approvazione di due documenti fondamentali per l’Ente Comunale, bilancio di previsione 2021-2023 e rendiconto 2020.
Ed è strano, molto strano, che il Prefetto ancora non abbia nominato il Commissario ad Acta per l’approvazione del bilancio 2020 essendo trascorso più di un mese dal termine ultimo.
E l’inerzia nell’approvazione dei due documenti è in evidente contrasto con la solerzia con la quale il consiglio comunale si è affrettato ad approvare le tariffe TARI prima che l’AGER validasse il Piano Economico Finanziario (PEF) ed essendo già nota la ufficializzazione della proroga al 31 luglio per l’approvazione del PEF.
Quale potrebbe essere il motivo di tanta premura???
Forse rimandare l’aumento della TARI al 2022 quando ormai la consiliatura volgerà al termine e tutte le forze (!) di maggioranza potranno dire che è colpa del solo Rossi rifacendosi una nuova, l’ennesima, verginità politica?
Perché il sindaco livoroso, rispondendo in Consiglio al Consigliere Serra, afferma che l’AGER non ha validato alcun PEF di nessun Comune della Puglia mentre al 28 giugno scorso ne erano stati validati il 50% circa?
A pensar male si fa peccato ma quasi sempre si indovina!!!
Il piano di riequilibrio non è una finzione scenica per continuare a galleggiare; e non si può stiracchiare auspicando un atto di indulgenza da parte del Ministero e della Corte dei Conti. Non è un esercizio contabile-aritmetico. Esso è un impegno, un patto, che la politica sigla con città e con le future generazioni.
E traghettare il Comune di Brindisi dal riequilibrio al dissesto, così come sembrerebbe leggendo tra le righe del bilancio di previsione 2021-2023, sarebbe una iattura che il recente passato della polvere sotto i tappeti sembrerebbe bonaccia rispetto all’uragano.
Perché, è bene ricordarlo, il dissesto per gli amministratori riconosciuti responsabili dalla Corte dei Conti comporta che non possano ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati.
E questo è il meno!! Perché il dissesto per l’ente locale produce ben altri effetti nefasti; da una parte questi ingessano le attività dell’ente e dall’altro hanno conseguenze dirette sulla vita dei cittadini soprattutto per quanto riguarda il settore sociale, servizi domiciliari ad anziani e disabili, servizio scuolabus ecc.; la impossibilità di contrarre mutui e di impegnare una spesa superiore a quella prevista nell’ultimo bilancio.
Oggi quest’amministrazione, dopo l’approvazione del piano di riequilibrio, dopo aver invocato invano il Commissario ad Acta sembra più impegnata in pericolosi testacoda e ripensamenti che allontanano dalla sana gestione per rimettere in campo, come metodo, le solite politiche dilatorie anziché scelte responsabili di risanamento dei i conti pubblici come sembrava essere, pur con tutte le incoerenze evidenziate e la mancanza di condivisione con le parti sociali, la strada imboccata dall’amministrazione Rossi.
Ma c’è ancora il tempo (pochissimo in verità) per sistemare le cose; i Consiglieri tutti, con la responsabilità del ruolo, possono ancora chiedere all’amministrazione di ritornare all’impostazione politica data con il piano di riequilibrio per non rischiare la bocciatura dello stesso da parte del Ministero e da parte della Corte dei Conti .
Lo hanno votato il 9 gennaio 2020 e di fatto lo hanno rivotato quando hanno votato il previsionale 2020-2022 così come voluto dal Commissario ad Acta.
Non crediamo ci sia altra strada per i Consiglieri che votare un previsionale in linea con il piano di riequilibrio per non andare a sbattere contro un paracarro grosso come il dissesto; oltre che buttare via i tappeti con tutta la polvere!
Il coordinamento cittadino di Brindisi Left