Le Associazioni: Fuori gli antiabortisti dai consultori pubblici

FUORI GLI ANTIABORTISTI DAI CONSULTORI PUBBLICI 

ENNESIMO ATTACCO AL DIRITTO DI SCELTA DELLA DONNA 

Non Una Di Meno Brindisi si è riunita in assemblea, il 26 Aprile, per discutere dell’emendamento al DL 19/2024 sul PNRR che consolida, nel quadro legislativo nazionale, la possibilità, per le Regioni, di rafforzare la presenza delle associazioni antiabortiste nei consultori pubblici.   

Viene usato strumentalmente l’art. 2 della legge 194/1978 che   stabilisce: “i consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”. 

Le associazioni antiabortiste da decenni conducono campagne ideologiche per ostacolare le donne nell’accesso all’aborto, anche nei consultori pubblici, nei quali è possibile essere seguite nel percorso per l’interruzione della gravidanza. Le azioni di disturbo sono di varia natura: l’imposizione dell’ascolto del battito cardiaco del feto o di colloqui non indispensabili, presidi davanti agli ospedali, creazione di cimiteri per i feti, campagne di comunicazione che criminalizzano le donne, accusandole di essere assassine. 

Con questo decreto il governo espande e consolida a livello nazionale politiche già sperimentate dai governi regionali di centro-destra. La Lombardia, per esempio, a partire dal 2001 ha permesso l’insediamento nel servizio sanitario pubblico di organizzazioni cattoliche contrarie alla legalizzazione dell’aborto volontario in nome della «difesa della vita fin dal concepimento».  

La decisione del governo Meloni mira ad ostacolare l’autodeterminazione delle donne nella scelta di interrompere la gravidanza. Dovrebbe invece aumentare il numero dei consultori e del personale necessario, promuovere la contraccezione gratuita, l’educazione alla sessualità, la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale e rafforzare il ruolo del consultorio come presidio per la tutela della salute sessuale e riproduttiva.  Dovrebbe inoltre attuare le linee guida del Ministero della Salute in materia di aborto farmacologico (RU486) e rendere applicabile la legge 194 in tutti i presidi ospedalieri, garantendo la presenza di personale medico e paramedico non obiettore.  

L’assemblea ha deciso di allertarsi e monitorare lo stato di funzionamento dei consultori pubblici e l’applicazione della legge 194, e chiede alla Regione Puglia di migliorare lo stato dei servizi esistenti e di non avvalersi di questo Decreto Legge.  

Non Una Di Meno Brindisi 

Anpi Brindisi

Auser Territoriale

Arci Brindisi

Coordinamento Donne SPI Cgil

Associazione Io Donna

Fr/Azione Tuturano

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