LA RIVISTA AUSTRIACA “FALSTAFF” E IL CONCORSO INTERNAZIONALE “DECANTER” PREMIANO TENUTE RUBINO

FALSTAFF E DECANTER PREMIANO TENUTE RUBINO

La prestigiosa rivista austriaca e il concorso internazionale riconoscono il valore dell’azienda di Brindisi conferendo alti punteggi ai suoi vini frutto di varietà autoctone

 Una prima parte d’estate molto significativa per Tenute Rubino. Sono infatti giunti diversi importanti riconoscimenti che certificano il lavoro e le idee di un’azienda che ha profondamente investito nelle eccellenze del proprio territorio, riscoprendone ricchezze e qualità perdute.

E proprio alla linea “Le Riscoperte” – vini che provengono da varietà autoctone pugliesi che l’oblio stava per estinguere – appartiene Lamo, un Ottavianello in purezza che ha di recente ricevuto da Decanter, ben 90 punti. “Gradevole ed elegante con sentori floreali, di ciliegia e melograno. Delicato al palato con vivaci note fruttate e una vivida acidità nel finale. Non può che piacere al pubblico, da gustare con leggeri piatti di pasta italiana”, queste le parole con cui i giudici di Decanter hanno definito Lamo , legittimando l’intero progetto de “Le Riscoperte” e la certezza di Luigi Rubino del valore della propria terra.

Ma l’apprezzamento internazionale nei confronti dell’azienda di Brindisi non finisce qui. Sono infatti ben due i vini premiati da Falsfaff, l’autorevole rivista austriaca del vino, vera e propria bibbia per tutti i winelovers. Si tratta di due rosati, il Torre Testa Rosé e il Saturnino; il primo, proviene da uve di Susumaniello, altro storico vitigno autoctono che Tenute Rubino ha salvato dalla scomparsa; il secondo invece è frutto di una delle varietà pugliesi più conosciute ed apprezzate tra le produzioni salentine, il Negroamaro, appunto. Quest’ultimo, che raggiunge gli 89 punti, è descritto da Falstaff come “un vino che attraversa finemente l’olfatto coi suoi sentori di rabarbaro, lamponi e anice, ed è rotondo al palato, con sottili note di lampone e amarena e di buona lunghezza”. Torre Testa Rosé invece, sempre secondo la rivista, si distingue “per la sua eccezionale intensità aromatica, che accattiva il naso richiamando i ribes e i lamponi; pieno e rotondo, con una buona acidità” :i suoi 90 punti sono giustificati anche dal giudizio positivo verso la persistenza del finale.

“Questi riconoscimenti – spiega Luigi Rubino, titolare dell’azienda –  valorizzano il nostro impegno nel recupero e sviluppo di vitigni autoctoni come Ottavianello e Susumaniello, i quali fanno parte della storia agricola più autentica del Salento. È grazie al nostro lavoro di ogni giorno che riusciamo a dimostrare come qui, a Brindisi, possano nascere vini moderni e seducenti capaci di raccogliere l’eredità di una viticoltura che ha costruito la propria grandezza esclusivamente sulle varietà locali, e il successo di Ottavianello, Susumaniello e dello stesso Negroamaro ne è la prova più palese”.

 

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