Assistiamo, ormai da tempo, a una vera e propria gogna mediatica cui viene sottoposto il cosiddetto “esercito dei lavoratori forestali” senza che si abbia una conoscenza precisa del fenomeno.
Il contributo offerto da questi 1200 lavoratori in Puglia, perché sia mantenuto efficiente il sistema montano e ambientale, è fondamentale e può divenire addirittura strategico per l’economia della Regione.
Siamo convinti, infatti, che tra le prospettive vincenti per la Puglia si debba annoverare quella che le aree montano/rurali, dove operano i forestali, possano diventare la base per attività ad alto valore aggiunto, fattori di un nuovo sviluppo e di occupazione aggiuntiva.
Grande impegno viene profuso quotidianamente dal Commissario dell’Ente in mezzo a tante difficoltà ma tutti ben conosciamo l’esiguità delle risorse finanziarie regionali che non coprono, nemmeno più, il costo dei salari e ciò non lascia il minimo spazio ad investimenti.
E questo determina una progressiva dequalificazione della manodopera che, nel tempo, ha perso anche dignità, portando in alcuni casi fino alla disperazione sociale.
Ora, nella foga di voler moltiplicare parole che sono inesatte, come quelle degli ultimi giorni sulla questione “indennità chilometrica” citata e trattata come l’ennesimo scandaloso privilegio dei “ricchi forestali pugliesi”, si omette di riferire che tale presunto privilegio che in verità riguarderebbe solo il 50 per cento di essi, esiste in virtù di un Contratto Collettivo Nazionale (art.15 e 54 ), di un integrativo Regionale e di una normativa generale in materia di diritto del Lavoro, vigente fino ad oggi su tutto il territorio nazionale, quindi non solo in Puglia.
Tale norma garantisce che, ove il datore di lavoro non provveda con propri mezzi, l’indennità spetti a qualunque lavoratore utilizzi il proprio veicolo nei cantieri, magari per trasportare motoseghe o tubi per l’irrigazione ed altri pesanti attrezzi.
I cantieri forestali non sono raggiungibili in metropolitana o in bicicletta bensì, nella grandissima parte dei casi, attraverso decine di chilometri di strade impervie dove le auto dei forestali spesso si rompono e poi devono essere sistemate a loro spese.
In ogni caso i numeri forniti dalla stampa – 3 milioni l’anno di euro – non ci convincono e li riteniamo inarrivabili, a meno che non ne siano computate e comprese altre spese di gestione e di movimentazione.
Paolo Frascella – segretario Fai Cisl