Il 12 giugno gli italiani sono chiamati a votare su cinque referendum abrogativi.
Il punto di snodo dei referendum è il primo tempo, vale a dire il quorum costitutivo.
La questione è l’asimmetria generata dalle disposizioni vigenti in materia di referendum abrogativo, che equipara il non voto – l’astensione – al NO espresso: un’autentica “norma-truffa” che è un’ennesima riprova dell’inconciliabilità tra democrazia diretta (popolare) e democrazia mediata (parlamentare). Considerato che queste regole le ha prodotte il Parlamento – che poi è quello che fa le leggi sottoposte a referendum – è fattuale che lo stesso Parlamento ha inteso depotenziare l’efficacia del referendum ponendo la tagliola del quorum.
In soccorso della “norma-truffa” i pareri di “fini-esperti giuristi” che sostengono la legittimità del quorum per i referendum abrogativi, in quanto hanno effetto immediato, diversamente dai referendum consultivi – vale a dire che se passa il SI, il quesito referendario vince e la disposizione di legge è abrogata -; ma allora la stessa regola deve valere per le elezioni, qualsiasi elezione; alla sera del voto, qualsiasi sia il numero dei votanti, dunque anche meno della metà più uno degli aventi diritto al voto (elettori), il risultato delle elezioni è valido e i candidati proclamati vincenti sono eletti.
Quindi delle due l’una: o il quorum vale per tutte le consultazioni che hanno effetto immediato, senza cioè richiedere un successivo pronunciamento del Parlamento o di altra assemblea legislativa per validare l’espressione di voto, dunque anche per le elezioni dei rappresentanti dei cittadini alle assemblee elettive, o non vale in nessun caso. Per cui possiamo dedurre che anche per i referendum abrogativi il risultato è valido a prescindere dal numero dei votanti.
Qual’è l’essenza della democrazia partecipata?: Che tutti hanno diritto di partecipare al voto, e tuttavia chi decide di non partecipare non ha il diritto di influenzare – di decidere – l’esito del voto!
L’assenza è fuga, è rifiuto, è abrogazione di se stessi. E l’astensione è come coprirsi con un velo e sottrarsi alla trasparenza del processo democratico.
Noi, liberali autentici della Casa dei Liberali, sosteniamo i cinque referendum per un principio di giustizia, perché la Giustizia si afferma laddove essere magistrato è essere al servizio dei cittadini, la Magistratura non deve essere una casta che risponde solo a se stessa ed ai giudici va garantita l’indipendenza e non l’immunità, ma sosteniamo anche e prima un principio di libertà, il primato della sovranità popolare che va esercitata nelle forme della partecipazione dei cittadini alle libere consultazioni democratiche, dunque anche ai referendum.
Perché votare ai cinque referendum del 12 giugno è un esercizio di libertà prima ancora che espressione di un voto!