Incontrare don Andrea Giampietro, è stata un’ esperienza molto motivante. Essere ricevuta nel Seminario, poi, un’ emozione impagabile. Don Andrea mi ha fatto” scoprire” i vari ambienti, visitare la bellissima Cappella, andare in giro per i corridoi avvolti da un’ atmosfera mistica, un silenzio quasi irreale. Ma, l’ emozione maggiore, è stata poter visitare la stanza in cui aveva soggiornato Papa Benedetto XVI, durante la sua visita a Brindisi. Improvvisamente, i ricordi di quei giorni unici, fantastici, sono riapparsi. Poi, nel suo studio, ha avuto inizio la nostra chiacchierata. Prima di tutto, conosciamo un po’ meglio don Andrea. A livello vocazionale, il suo percorso è iniziato a 13 anni, a Ostuni per le scuole superiori, il Liceo Classico. Poi, ha intrapreso la facoltà di Teologia, conseguendo la laurea quinquennale, studiando fra Vicenza e Milano. Nel 2014, c’ è stata l’ ordinazione diaconale a marzo e quella sacerdotale a settembre. Poi, per due anni, il Vescovo lo ha mandato a Roma per la specializzazione in Teologia Patristica, una sorta di letteratura e teologia cristiana antica. Nel luglio 2016, è stato nominato pro- rettore del Seminario Arcivescovile di Brindisi- Ostuni e Segretario dell’ Arcivescovo Sua Eccellenza Domenico Caliandro. Don Andrea si occupa, anche, del centro diocesano vocazioni che ha la finalità di promuovere la scoperta e l’ approfondimento delle scelte di vita di ogni cristiano, da quella matrimoniale a quella religiosa. Attualmente, è questa di Vico Seminario 5, la sede del Seminario Minore. La sede di Viale Porta Pia, di tre piani, è stata data in affitto ed è stata trasformata in una struttura di lunga degenza per anziani e, anche, in centro diurno per bambini autistici. Dato l’ esiguo numero di ragazzi, è sembrata la soluzione migliore. Oltretutto, quella odierna, è stata la sede storica, costruita alla fine del 1700, fino al 1975, anno del trasferimento in Viale Porta Pia. Don Andrea ci spiega meglio le finalità del Seminario: ” Il Seminario Minore è l’ ambiente dove si vengono a formare i ragazzi che nutrono desiderio vocazionale orientato verso il Sacerdozio e che hanno dai 14 anni, cioè dal primo superiore. Terminate le scuole superiori, se lo desiderano, possono poi accedere al Seminario maggiore di Molfetta, dove c’ è l’ università teologica e continua la formazione. Di fatto, ai fini dell’ ordinazione sacerdotale, è fondamentale il cammino di Molfetta. Il Seminario minore è una scelta relativa a un numero minore di giovani, perché, ormai, questo cammino interiore viene sentito con minore intensità rispetto al passato” . Chiedo a don Andrea di spiegare le ragioni di tutto questo, per capire come mai, attualmente, ci sono soltanto due ragazzi. Don Andrea dice che: ” Ci possono essere varie cause, da una parte, ci può essere il bisogno di stare in famiglia più a lungo, anche perché la formazione proprio della personalità, della maturità del ragazzo, comincia a slittare un po’ negli anni. C’ è la denatalità, prima era più facile che, con più figli, qualcuno si avviasse verso questo cammino. C’ è anche un minor senso della fede che comporta un minore interesse per la vita religiosa. Inoltre, è una scelta impegnativa, perché significa lasciare casa e questo comporta una fatica non indifferente. Mentre, prima, entrare in Seminario significava, in molti casi, che la famiglia poteva trovare un vantaggio economico, attualmente, invece, significa prendere seriamente già un indirizzo della propria vita, che, poi, non preclude nulla. Se, dopo un anno, si sceglie di uscire, si esce tranquillamente. Non dobbiamo, inoltre, neanche escludere che c’ è stata, forse, una certa diffidenza verso il Seminario minore, anche da parte della Chiesa. Servirebbe, forse, una maggiore promozione di questa realtà ” . Ma come si svolge la vita dei ragazzi in Seminario? Don Andrea risponde: ” I ragazzi che hanno scelto di entrare in Seminario, hanno una vita simile a quella di tutti i ragazzi coetanei. Innanzitutto, frequentano le scuole pubbliche. Trovano, nel Seminario, un’ altra famiglia che si impegna a seguire il loro desiderio, per scoprire meglio se è una chiamata al sacerdozio. Dal punto di vista educativo, diventa un tentativo di educare il ragazzo, innanzitutto a essere un uomo, crescere nella sua personalità, fare sport, ecc. Ogni due settimane, questi ragazzi rientrano in famiglia. Terminate le ore di lezione, i ragazzi tornano in Seminario e si vive il resto della giornata tutti insieme. Da un lato c’ è l’ impegno, perché è difficile cercare di capire cosa serve a questi adolescenti. Come educatore, don Andrea è coadiuvato dal padre spirituale. Non si può fare un piano uguale per tutti i ragazzi. Bisogna lavorare in maniera individuale, senza cercare di correre troppo” . Parliamo, poi, di cosa abbia significato per don Andrea, tornare in questo ambiente, dopo 10 anni. Da una parte, i ricordi degli anni vissuti e la voglia di portare tutto ciò che di bello era avvenuto in quegli anni, dall’ altra, invece, cercare di evitare alcune difficoltà incontrate. Ovviamente, ci sono differenze oggettive, legate ai tempi. Don Andrea svolge anche la funzione di segretario dell’ Arcivescovo, aiutato in questo, da un altro seminarista. Don Andrea è un ragazzo dolce, sensibile, ma, allo stesso tempo, determinato, preparato, nonostante la sua giovane età. Ritengo sia un’ ottima opportunità avere una persona così speciale alla guida del Seminario Minore. Bellissima esperienza aver avuto l’ opportunità di conoscerlo più approfonditamente. Anna Consales