Inaugurata la mostra «G7: Sette secoli di arte italiana»

L’atrio e le sale nobili del castello normanno svevo di Mesagne (Brindisi) sono state la degna cornice (le sale nobili sono anche il contenitore) per inaugurare «G7, Sette secoli di arte italiana», la mostra che, visitabile da domani e fino al 30 novembre prossimo, è stata allestita per la cura del prof. Pierluigi Carofano e organizzata – nell’ambito del Protocollo d’Intera Puglia Walking Art – da Micexperience Rete d’Impresa, con enti promotori il Comune di Mesagne e la Regione Puglia, in collaborazione con il Ministero della Cultura.

Nell’atrio del castello, all’inaugurazione hanno presenziato il Direttore Servizio III – Direzione Generale Musei “Fruizione e comunicazione del patrimonio culturale”, Luca Mercuri; il Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce, Francesca Riccio; il presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone; il direttore generale del dipartimento Cultura e Turismo della Regiona epUglia, Aldo Patruno; l’assessore regionale alla Cultura, Viviana Matrangola; il presidente di Micexperience Rete d’Impresa e ideatore di Puglia Walking Art, Pierangelo Argentieri; il sindaco di Mesagne, Toni Matarrelli, e il curatore della mostra, Pierluigi Carofano, il quale, subito dopo l’inaugurazione, ha illustrato il percorso espositivo, soffermandosi sui singoli aspetti caratterizzanti un’esposizione che compendia sette secoli di arte italiana dal XIV al XX secolo in un corpus di 51 opere.

Nelle sale nobili del Castello di Mesagne dove è allestita la mostra «G7. Sette secoli di arte italiana», «ogni opera è come un sassolino che segna un percorso di cambiamento che allora come oggi è una scelta radicale quanto difficile e coraggiosa». Così legge il visitatore all’inizio del percorso espositivo, che risulta essere «una proposta che non può certamente essere esaustiva, ma traccia un percorso presentando alcuni dei Maestri della storia dell’arte italiana nel corso di sette secoli». Le opere scelte descrivono il gusto di ogni epoca e segnano alcuni punti cardine del cambiamento: la scoperta della spazialità in pittura raccontata con gli occhi degli allievi di Giotto e di Simone Martini; l’invenzione dello sfumato leonardesco; il classicismo e il naturalismo del Seicento interpretato dai Carracci e Guido Reni; il vedutismo di Canaletto e l’algido neoclassicismo di Canova fino ad arrivare alla contemporaneità delle Combustioni di Burri.

Si parte con “Gli albori dell’arte italiana” e si prosegue riflettendo su “Il primo Rinascimento”, dirigendosi “Verso la maniera moderna”. Ci si tuffa quindi ne “Il Seicento: Naturalismo Classicismo e Barocco” e ancora ne “Il Neoclassicismo e il gusto per l’antico”. Volgendo verso la conclusione del percorso espositivo, quindi, ecco le ulteriori riflessioni su “L’Ottocento. Citazioni letterarie e rappresentazioni del vero” e su “Il Novecento, un secolo di sperimentazioni”. Il tutto in una sapiente compresenza di opere custodite in Musei e Pinacoteche pubbliche e collezioni private: da un seguace di Nicola Pisano ad Alberto Burri, con unico artista vivente Roberto Ferri. Fra i due estremi tanti Maestri dell’Arte italiana, che hanno lasciato segni tangibili delle loro spiccate, ed a volte uniche, capacità artistiche.

Infine, una nota che fa sempre piacere: la Mostra è pienamente accessibile ai visitatori diversamente abili e a tutti coloro che hanno una qualsiasi esigenza motoria particolare in quanto la struttura è dotata di ascensori e rampe per agevolare il passaggio ed il raggiungimento del primo piano del Castello.

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