IMMIGRAZIONE: ECCO IL CONTENUTO DELLA RACCOLTA FIRME

Il “Comitato Cittadini del Paradiso”, il sindacato “UGL”, le associazioni “Periferie”, “Movimento+39”, “Riva Destra” e “Proiezione Futuro” in merito allo sgombero dei migranti dal dormitorio ubicato in Brindisi alla via Provinciale San Vito, esprimono le seguenti considerazioni di merito e di metodo:

Premesso che

  • la notizia della presenza di una tendopoli per immigrati al rione Paradiso non è stata diffusa da soggetti o gruppi politici, bensì da una testata giornalistica locale in data 17 agosto 2017;
  • l’ 1 del ‘Testo unico dei doveri del giornalista’, richiamando la Costituzione italiana e l’art. 2 della legge n. 69 del 3 febbraio 1963, stabilisce quanto alla figura del giornalista che “è suo obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede. … Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare … la fiducia tra la stampa e i lettori”, mentre l’art. 9, lettera d), dello stesso ‘Testo unico’ recita che il professionista: “d) controlla le informazioni ottenute per accertarne l’attendibilità”;
  • in virtù di tanto, nonché ai sensi dell’ 21, commi 1 e 2, della Costituzione della Repubblica Italiana, il cittadino non è tenuto a verificare sua sponte la veridicità delle notizie diffuse dalla stampa e quindi rientra nel pieno diritto del lettore affidarsi e dare rilevanza, anche emozionale, alle notizie diffuse dai giornalisti;
  • al contempo, considerata la valenza istituzionale ed organica alle pubbliche istituzioni dei giornalisti e delle relative testate, la Pubblica Autorità non può avere la pretesa che i cittadini non si aspettino chiarimenti o eventuali smentite rispetto alle notizie diffuse dagli organi di stampa, specie in casi emergenziali come quello dei migranti di via Provinciale San Vito e della loro destinazione;
  • sarebbe auspicabile, specie su tematiche che meritano il coinvolgimento della comunità, e proprio in virtù dei principi che reggono la democrazia, che ci fosse un efficace contraddittorio e una preventiva conoscenza dell’opinione della cittadinanza interessata alle assumende decisioni;
  • il previo coinvolgimento dei cittadini non può che essere utile e funzionale per far comprendere all’Autorità le reali problematiche del territorio, nella fattispecie del rione, nonché il grado di ricettività di una comunità rispetto ad un gruppo consistente di stranieri.

A ciò si aggiunga che

  • a tutt’oggi non è ancora noto chi siano gli immigrati che fruiscono del dormitorio di via Prov.le San Vito (destinatari del provvedimento di sgombero), cioè se trattasi, e in che numero, di: rifugiati, richiedenti asilo politico, altro tipo di migranti, provvisti o meno di permesso di soggiorno, esercenti o meno un lavoro stabile, regolari o irregolari, uomini o donne, adulti o bambini;
  • ancora oggi non è dato sapere quale sarà esattamente la loro destinazione; problematica, è bene sottolinearlo, che non riguarda solamente il rione Paradiso, quale loro possibile destinazione, bensì l’intera città di Brindisi;
  • qualsiasi insediamento massivo di migranti e, comunque, di gruppi cospicui di persone estranee ad una comunità autoctona, implica obiettivamente delle rilevanti criticità, così come evidenziatosi in tutte le città italiane dove si sono verificate tali evenienze;
  • il rione Paradiso ha già una elevata densità di popolamento e presenta difficoltà oggettive di ricettività specie se si trattasse di  gruppo consistente di persone;
  • l’accoglienza dei migranti non può limitarsi a consentirne una qualunque forma di insediamento logistico, ma ne andrebbero garantiti i più basilari diritti di igiene e vivibilità (appare superfluo ricordare le condizioni disumane in cui in parte ancora vivono di ospiti del dormitorio di Via Provinciale San Vito), argomenti su cui nessuno pare abbia volontà di addentrarsi. Porsi tali problemi significa soprattutto voler garantire gli stessi diritti umani dei migranti;
  • obiettare sull’insediamento massivo dei migranti non significa contraddire nè violare il dovere di solidarietà costituzionalmente garantito; tuttavia occorre operare i corretti distinguo su questioni anche di carattere terminologico al centro di accesi dibattiti: innanzitutto l’obbligo di accoglienza (così come sancito dalla stessa Convenzione di Ginevra) è estendibile solo verso coloro a cui viene riconosciuto lo status di rifugiato, e non a tutte le fattispecie sociali di immigrato; in secondo luogo, non bisogna confondere “solidarietà” e “accoglienza” rispetto alle modalità e ai limiti con cui gestire, modulare e governare la stessa procedura di eventuale distribuzione degli immigrati sui territori;
  • appare incomprensibile, limitativo della libertà di espressione, nonché diffamatorio nei confronti di chi le organizza, tacciare ogni manifestazione di approfondimento e discussione sui temi dell’immigrazione e sulle scelte relative al posizionamento degli insediamenti di immigrati come razzista e fascista. Tant’è che durante le due manifestazioni presso il quartiere Paradiso non sono state profferite frasi, adottati comportamenti o assunti gesti integranti fattispecie delittuose o anche semplicemente equivoche sotto il profilo razziale né da parte dei rappresentanti dell’organizzatore Comitato Cittadino di quartiere né da parte degli altri movimenti presenti (vd. filamti degli interventi).

 

Tutto ciò premesso, i sottoscritti

chiedono

alle Autorità in indirizzo, ciascuna per la proprie rispettive competenze, di:

  1. verificare la sussistenza di eventuali responsabilità nella gestione del dormitorio di via Prov.le San Vito, anche in relazione ai danni subiti dalla struttura e alla presenza di un numero superiore di ospiti a quello consentito;
  2. rendere note le generalità e lo status degli immigrati che hanno fruito e che ancora fruiscono del dormitorio di via Prov.le San Vito, cioè se trattasi, e in che numero, di rifugiati, richiedenti asilo politico, altro tipo di migranti, con permesso di soggiorno o senza, esercenti un lavoro o meno, regolari o irregolari, uomini o donne, adulti o bambini;
  3. rinvenire incentivi o progetti finanziati che consentano il trasferimento verso altre sedi extracittadine degli immigrati ad oggi ospiti della struttura de qua, visto l’enorme sforzo già compiuto dalla nostra città in questo ambito (vd. recentissima decisione assunta dalla Prefettura di Taranto in merito allo sgombero dei migranti ospiti in un centro di accoglienza);
  4. concertare eventualmente con i datori di lavoro dei migranti regolari ed ingaggiati per attività lavorative soluzioni abitative presso gli stessi datori o presso strutture loro riconducibili anche al fine di scongiurare pericolosi assembramenti.
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