IMMIGRATI E PARROCO “ACCOGLIENTE”. GLI ABITANTI DEL PARADISO SCRIVONO ALL’ARCIVESCOVO

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta che il Comitato Cittadini del Paradiso ha scritto all’Arcivescovo in merito alla questione immigrati e al comportamento del parroco don Cosimo Zecca.

“Eccellenza,

chi Le scrive è il Comitato dei Cittadini del Paradiso” costituitosi dopo la notizia apparsa il 17 agosto su Brindisitime che, rispetto allo sgombero dei migranti ospitati presso il dormitorio di via Provinciale San Vito, annunciava: “Una delle ipotesi al vaglio delle autorità, infatti, è quella di creare una tendopoli in un terreno comunale nel rione Paradiso, nei pressi del Centro di Aggregazione giovanile”.

Il Comitato, formato da numerosi cittadini e affiancato da movimenti di destra i quali storicamente condividono determinate posizioni, indipendentemente dalle tornate elettorali, è sceso in piazza per dichiarare un legittimo diritto: esprimere il proprio dissenso all’insediamento.

Ci sono cittadini e associazioni che dicono “no” ad impianti energetici quali il TAP, la TAV, la British Gas, il nucleare e ci sono cittadini e movimenti che dicono “no” agli insediamenti massivi dei migranti motivandone il dissenso che prescinde dal colore della pelle degli allogeni.

Tuttavia, se per alcune tematiche pare che sia sempre lecito manifestare, anche ricorrendo a metodi non pacifici, invece rispetto all’accoglienza dei migranti, ogni relativa obiezione comporta l’accusa di razzismo, fascismo e, addirittura, di squadrismo.

All’annuncio della mobilitazione, contraria a qualsiasi tipo di insediamento di immigrati, si sono susseguite delle generiche smentite che, a parere di alcuni, in particolare del parroco don Cosimo Zecca, dovevano essere sufficienti a far desistere dall’iniziativa.

Esattamente, dal numero telefonico corrispondente ad una catechista, “Alessandra Cat” è stato diffuso un messaggio tramite whatsapp che affermava infine: “… qualsiasi adunata nei pressi della struttura (il CAG) non è autorizzata! … Mandato da don Cosimo”.

Nessuno ha sindacato il diritto di don Cosimo Zecca a pronunciarsi politicamente, fatto salvo l’eguale diritto di contestarlo; in tanti però hanno biasimato il messaggio diffuso, che lo stesso sacerdote non ha mai rinnegato.

Può un pastore di una comunità invitare i parrocchiani a disertare un’assemblea o affermare che questa non è autorizzata? Don Cosimo non avrebbe fatto meglio a contattare previamente chi stava organizzando la manifestazione per cercare un confronto?

Ora, il Comitato vorrebbe sapere in cosa sarebbero consistiti il “pensiero discriminatorio e razzista” verso i migranti e “l’atteggiamento squadrista” nei confronti di don Cosimo lamentati da quelle forze politiche, Brindisi Bene Comune e Partito Democratico, che si sono affrettate ad esprimergli solidarietà, quando invece l’unica critica del Comitato è stata quella rivolta alla sua intromissione nell’esercizio del diritto di manifestare pubblicamente.

E comunque, ammesso che fosse stato formalizzato – quando non lo è stato – che al rione Paradiso gli immigrati non sarebbero stati allocati, ciò non significa che un gruppo di cittadini non conservi il diritto a dichiarare il suo “no” in assoluto a tale presenza. O, invece, in nome di ideologie imposte dal pensiero dominante, dal politicamente corretto, è vietato anche solo parlare di certi temi?

Eccellenza, ma oggi chi sono davvero i poveri, gli ultimi? Solamente gli immigrati?

In tutta Italia la presenza massiva di immigrati è stata imposta dall’alto escludendo i residenti da ogni scelta. Tale mancanza di democrazia ha generato altri poveri, nuovi esclusi.

La Chiesa, condizionata dalla società secolarizzata, sta scivolando verso un pregiudizio ideologico.

Possibile che la Chiesa non riesca ad udire il malessere gridato dagli autoctoni, soprattutto delle periferie, liquidando ogni protesta come un atteggiamento razzista?

Dove era don Cosimo Zecca quando il governatore Michele Emiliano del Partito Democratico, nel 2016, dopo la sconfitta elettorale, affermò: “Le elezioni sono state vinte in tre quartieri su molti altri. Cioè i tre quartieri (tra i quali il Paradiso) in cui, quando sono stato sostituto procuratore a Brindisi, si annidavano i principali clan della Sacra Corona: può succedere che non votino per Emiliano, e io devo prenderne atto”.

Il PD che oggi esprime solidarietà al parroco è lo stesso PD che non impedì a Emiliano di marchiare discriminatoriamente l’intero rione Paradiso, né si dissociò. E in quella circostanza nessuna voce ecclesiale si sollevò per proclamare il contrario, per difendere gli emarginati, i poveri, gli esclusi, le periferie ansiose di un riscatto sociale che oggi sono impaurite dall’arrivo dei migranti perché in tutta Italia gli insediamenti massivi di stranieri, soprattutto se islamici, non hanno dato esiti positivi, ma hanno portato degrado e insicurezza.

Probabilmente per qualcuno che vive blindato nel suo benessere anche la paura è diventata un crimine.

E poi, assistere alla levata di scudi in favore del parroco con richiami evangelici da parte di quelle forze politiche che filosoficamente e ontologicamente aggrediscono ogni giorno l’antropologia naturale e cristiana che la Chiesa, anche non confessionalmente, difende è davvero patetico, tanto da suscitare la domanda: ma chi davvero sta tentando di strumentalizzare le tensioni in atto?

Don Cosimo farebbe bene a chiedere al PD e a BBC se per essi il nascituro ha lo stesso valore di un immigrato e cosa ne pensano dell’eutanasia che riguarda altre categorie di ultimi.

Si ha la sensazione che da parte di molte forze politiche, nonché della Chiesa, attraverso l’accoglientismo a tutti i costi dei migranti ci si voglia rifare una verginità. Davanti al fallimento di un sistema che continua a produrre morti sul lavoro, disoccupazione, spappolamento del corpo sociale, corruzione e, per la Chiesa, crisi vocazionali, pare che l’immigrato rappresenti l’occasione della compensazione, della tacitazione delle coscienze, dell’illusoria sostituzione di un soggetto irrimediabilmente malato con un altro tutto da costruire, cioè il nuovo arrivato. Ma si tratta di una tragica illusione che produrrà conseguenze ancor più negative di quelle già in essere.

Ad ogni modo, se davvero un parroco vuole essere pastore sia elemento di coesione e non di divisione; sappia ascoltare la sua comunità e non giudicarla; ricordi che se non sa amare il prossimo suo, cioè quello più vicino, allora sarà falso il suo amore verso la persona più lontana, cioè il migrante.

Eccellenza, inviti don Cosimo Zecca alla prudenza e a non prestarsi a strumentalizzazioni esterne, ricordandogli che la solidarietà, se meritata, va prima di tutto raccolta tra i propri parrocchiani e non dai partiti politici.

RingraziandoLa, il Comitato confida nella Sua persona affinché sia garantito il diritto di ciascuno ad esprimere le proprie idee e se qualcuno lo fa in modo colorato è pur sempre preferibile a tutti quelli che nel chiuso delle loro case sperano che gli immigrati non arrivino mai, tuttavia guai a dirlo pubblicamente per non perdere l’immagine di moderati e benpensanti che, farisaicamente, hanno costruito di se stessi.

Il Comitato Cittadini del Paradiso

 

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