Domani mi alzo presto
Una promessa da fare ogni sera e da disattendere ogni mattina
Il Teatro Kopó Brindisi e Amor Vacui presentano Domani mi alzo presto, testo originale di Amor Vacui e Michele Ruol, con Andrea Bellacicco, Eleonora Panizzo e Andrea Tonin, per la regia di Lorenzo Maragoni, in scena sabato 7 aprile alle 21 e domenica 8 aprile alle 18 e alle 21. Lo spettacolo ha ricevuto la menzione speciale al Premio “Giovani Realtà del Teatro 2015”.
Tre giovani adulti, inchiodati ad un divano a guardare una serie televisiva dopo l’altra, sono l’immagine più emblematica di una generazione che non riesce a prendere in mano la propria vita. Sono una biologa, uno studente fuoricorso di Psicologia e un attore. Ciascuno di loro ha qualcosa di importante da fare come compilare una domanda per l’ammissione ad un Dottorato all’estero, preparare un esame, imparare a memoria un monologo. Eppure i tre protagonisti di Domani mi alzo presto sono paralizzati, costantemente alla ricerca di un meccanismo di evasione che li porti lontano dalle proprie scelte. Guardare loro in scena ricorda quanto scrive Bauman sulla condizione umana nella contemporaneità: “Il successo nella vita di uomini e donne postmoderni dipende dalla velocità con cui riescono a sbarazzarsi di vecchie abitudini piuttosto che da quella con cui ne acquisiscono di nuove”. Dalle serie tivù ai giochi online tutto va bene purché insinui incessantemente la distrazione all’interno della propria esistenza. Sono tre coinquilini che prima di andare a dormire si lasciano con la promessa di alzarsi presto l’indomani, salvo poi smentirsi puntualmente. La pièce racconta una generazione (forse anche più di una) vittima e complice di un meccanismo psicologico esiziale, quello della procrastinazione. Dal divano di casa, che è insieme isola felice, luogo rassicurante e trappola, si rinviano continuamente progetti piccoli e grandi. È tutta colpa delle cosiddette armi di distrazione di massa, come la televisione e Internet? Oppure dietro il procrastinare si annida la più inconfessabile delle paure del nostro tempo, vale a dire fallire? Lo spettacolo nasce da uno straordinario lavoro di ricerca e di scrittura condotto col drammaturgo Michele Ruol, basato principalmente sui codici linguistici, visivi e musicali dei giovani adulti. Diverte e fa riflettere sul disastro di generazioni che si affacciano alla vita adulta in preda al panico, perché se l’oggi fa paura, il futuro è percepito come un terrificante salto nel vuoto.