di Giulia Cesaria
27 gennaio, il giorno della Memoria, non a caso questa parola ci sprona a non dimenticare, a non dimenticare lo sterminio assurdo, perpetrato su popolazioni inermi, su padri, madri e bimbi innocenti, inorridiamo al ricordo, rinnoviamo il dolore al racconto di chi è sopravvissuto, fissiamo il momento storico, lo analizziamo, ma non lo contestualizziamo, è una memoria a breve termine, una memoria fragile, spesso bendata, che rifiuta di vedere, che si frantuma davanti ai genocidi, che da sempre e, ancora oggi, continuano a non aver pietà degli innocenti, non importa da quale parte venga il nemico, quali siano le ragioni o i torti, quali gli interessi politici ed economici, le camuffate ideologie religiose, le discriminazioni razziali, le intolleranze, il nemico ha un’unica faccia, quello di un assassino senza scrupoli, che calpesta la dignità umana, che la macchia di orrore e sangue, e allora a cosa serve la memoria, se non siamo capaci di ricordare, se imperterrita l’umanità si macchia di questi orrori.
Ricordare è memoria, ma se la memoria offusca il passato, le grandi potenze, nessuna esclusa, lavino le proprie coscienze, per diventare vere costruttrici di pace, senza ipocrisie e predomini.
Solo così il ricordo non cadrà nell’oblio.