I dottori commercialisti di Brindisi tra i primi per la parità di genere

Importante risultato per l’ODCEC di Brindisi che è tra i primi in Italia ad aver conseguito la certificazione per la parità di genere.
L’ ufficialità è arrivata l’ 11 dicembre scorso dal Comitato Tecnico di Certificazione di ICMQ che ha rilasciato la “Certificazione di conformità alla norma UNI/PdR 125:2022 relativa al Sistema di Gestione per la parità di genere”.
Soddisfatta Barbara Branca, presidente dell’ODCEC di Brindisi, che ha commentato:
“Poniamo il primo mattone per la costruzione di una coscienza sociale che contribuirà ad accrescere il patrimonio culturale, economico e sociale della nostra professione. Il valore del commercialista non può dipendere dal genere ma dal bagaglio di competenze tecniche e professionali che possiede. Intendiamo, come Consiglio, fare tutto il possibile per garantire le pari opportunità nel nostro Ordine. È una strada lunga ma siamo fiduciosi di poter dare un contrinuto positivo nel raggiungimento di questo obiettivo. Tra l’altro, l’ODCEC di Brindisi è tra i primi in Italia, sicuramente il primo nel meridione, ad aver conseguito la certificazione. E di questo siamo orgogliosi”.
Entusiasmo anche da parte di Tiziana Mauro, presidente CPO dell’Odcec Brindisi, che ha dichiarato: “Sono soddisfatta del lavoro svolto per l’ottenimento della certificazione Uni Pdr 125 . Chiaro segno di impegno serio e concreto per la valorizzazione e tutela della diversità e delle pari opportunità sui luoghi di lavoro. Mi auguro che sia da esempio e stimolo per tutti i colleghi e gli enti del territorio”.
La Regione Puglia, tra l’altro, ha stanziato 400 mila euro – e poi altri 100 mila- per sostenere le aziende pugliesi nella cerficazione della parità di genere. L’auspicio è che si continui ad investire su questo fronte per contribuire, anche a livello regionale, a colmare il gap fra l’Italia ed altri paesi europei. Basti pensare che le donne con ruoli apicali nei Cda delle aziende nazionali sono soltanto il 17% contro il 33% della Norvegia e il 25% del Regno Unito. Un dato non più trascurabile dal quale bisogna partire per azzerare le disparità di genere anche a livello aziendale.

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