Il ruolo centrale del sistema delle PMI in una logica proconcorrenziale è stato sancito con estrema chiarezza dall’Unione Europea con direttiva n. 24/2014. Un concetto ribadito con forza, in riferimento alle aziende che operano nel campo dei lavori pubblici, nel corso di un convegno organizzato a Roma dall’UCSI (Unione dei Consorzi Stabili italiani) alla presenza, tra gli altri, del vice ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto e della parlamentare Erica Mazzetti (membro della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati).
Il dato di partenza è legato alla fase storica che stiamo vivendo, caratterizzata da una crisi senza precedenti che determina condizioni gravissime per il comparto edile ed a cui i vecchi governi non sono stati in grado di fornire risposte immediate, chiare e risolutive.
Gli eventi internazionali, poi, hanno ulteriormente aggravato la situazione ed oggi ci si è finalmente resi conto che non c’è un solo istante da perdere se non si vuole mettere il Paese in condizioni di effettivo “regresso” da cui sarebbe difficile – se non impossibile – venir fuori in tempi brevi.
Il punto di partenza, pertanto, è senza dubbio collegato alla necessità di mettere in campo interventi legislativi efficaci, accompagnati da scelte chiare e coraggiose che consentano ai comparti produttivi – a partire da quello edile – di rimettersi pienamente in carreggiata per sostenere il Paese nei programmi di riqualificazione e modernizzazione delle opere pubbliche realizzabili con i fondi del PNRR.
In tutto questo, i consorzi stabili hanno svolto (e continuano a svolgere) un ruolo di fondamentale importanza a tutela delle PMI del settore lavori pubblici, offrendo una reale opportunità all’Italia di portare a termine la realizzazione di importanti opere infrastrutturali.
“Per i consorzi stabili, però – come ha ribadito nel suo intervento l’amministratore del Consorzio stabile BUILD scarl Angelo Contessa – esiste un rischio concreto che sta in quel “gigantismo” che – se agevolato con interventi legislativi – potrebbe determinare il grave rischio di un concentramento di poteri (in fase di aggiudicazione e di realizzazione delle opere) nelle mani di 2/3 grandi player”.
Da qui la necessità di intervenire per apportare delle piccole, ma sostanziali, modifiche al Codice dei contratti. In particolare, deve essere chiaro il sistema di qualificazione dei consorzi stabili, ossia attraverso il meccanismo del “cumulo alla rinfusa”. Inoltre è una evidente contraddizione in termini che l’impresa designata esecutrice debba avere gli stessi requisiti previsti nel bando di gara (altrimenti che senso avrebbe far parte di un consorzio stabile?).
Elementi, questi, evidenziati anche dai giudici del Tribunale Amministrativo regionale della Sicilia che hanno sentenziato in maniera netta ed esemplare alcuni elementi di fondamentale rilevanza per la vita dei consorzi. Intanto hanno ribadito che i consorzi stabili sono “aggregazioni durevoli di soggetti imprenditoriali che nascono da una esigenza di cooperazione e assistenza reciproca e che, agendo come un’unica impresa, si accreditano all’esterno come soggetto distinto rispetto ai singoli consorziati”. Operano, peraltro, in base ad uno stabile rapporto organico con le imprese associate.
Testualmente, i giudici (cfr. Tar Palermo, nr.657 del 2/3/2023) affermano: “proprio il meccanismo del “cumulo alla rinfusa”, ovvero della sommatoria dei requisiti di tutte le consorziate in capo al consorzio e della conseguente possibilità per il consorzio di spendere detti requisiti anche a vantaggio di consorziate che ne siano singolarmente prive, consente di riaffermare con pienezza lo spirito pro-concorrenziale della normativa citata, diretto a favorire l’accesso al mercato dei lavori pubblici delle imprese di medie e piccole dimensioni che, da sole, non avrebbero, parte o tutti, i requisiti di qualificazione per aggiudicarsi le gare…. È parere del Tribunale, quindi, che i suddetti principi siano applicabili anche sotto la vigenza del D.lgs. 50/2016 e del D.L. 32/2019 (Sblocca cantieri)…“
Il Collegio intende, pertanto, confermare il principio secondo cui, nella partecipazione alle gare d’appalto e nell’esecuzione, è il consorzio stabile (e non già ciascuna delle singole imprese sue consorziate) ad assumere la qualifica di concorrente e contraente e, per l’effetto, a dover dimostrare il possesso dei relativi requisiti partecipativi (attestazione SOA per categorie e classifiche analoghe a quelle indicate dal bando). Così come, il consorzio stabile si caratterizza per la possibilità di qualificarsi attraverso i requisiti delle proprie consorziate, a prescindere dal fatto che le stesse siano designate o meno in gara per l’esecuzione del contratto d’appalto” (cfr. Tar Palermo n. 3189 del 14.11.2022);
“L’obiettivo – conclude Contessa – riteniamo perfettamente raggiunto con l’iniziativa dell’ UCSI svoltasi a Roma, è stato quello di porre al centro del dibattito il fatto che proprio i consorzi stabili rappresentano oggi l’unico strumento proconcorrenziale di accesso alle procedure di evidenza pubblica per piccole e medie imprese, da sempre considerate il vero ‘motore produttivo’ del Paese grazie a competenze e capacità indiscusse. La speranza è che in questa fase di ridefinizione delle regole, venga data certezza legislativa allo strumento “consorzio stabile. Del resto, il PNRR nasce per assicurare ‘ripresa e resilienza’, con l’obiettivo, alla fine del suo percorso, di dar vita ad un paese competitivo e questo è possibile solo attraverso un ruolo prioritario delle PMI, a partire da quella dei ”costruttori di opere pubbliche”.
Angelo Contessa – amministratore Consorzio stabile BUILD scarl